La quarta edizione dell’Indice di Disagio imprenditoriale, realizzato da Fondazione Impresa, presenta la classifica delle difficoltà delle imprese. La regione dove si registra il maggior Disagio Imprenditoriale è la Sardegna, che nell’indice del 2014 era al sesto posto. Nella ricerca, rilanciata dal Sole 24 ore, l’Isola in 8 indicatori su 12 si trova nei primi 5 posti delle classifiche (cioè nella parte alta che evidenzia un disagio molto elevato).
Gli indicatori più sfavorevoli sono riconducibili al contesto infrastrutturale che vede la Sardegna ai primi posti delle classifiche negative nella densità ferroviaria e nell’uso della banda larga, oltre che nei tassi d’interesse praticati alle piccole imprese fino a 5 addetti, che risultano i più elevati d’Italia (9,78% contro il 6,31% del Trentino Alto Adige). Hanno contribuito anche la progressiva riduzione del Pil regionale (dal 2008 al 2014 il Pil regionale è sceso di 13,1 punti percentuali), la scarsa presenza di imprese innovatrici e l’intensificazione del credit crunch (-7,63% nei finanziamenti alle piccole imprese con meno di 20 addetti tra febbraio 2014 e febbraio 2015).
"Sono indicatori di disagio, che evidenziano condizioni storiche di ritardo della Sardegna – ha commentato l'assessore della Programmazione, Raffaele Paci – Numeri e situazioni che conosciamo molto bene, tant'è che tutte le nostre politiche sono state sin dal primo momento indirizzate a dare risposte a queste difficoltà: ma se denunciano un peggioramento dovuto alla crisi economica, non sono adeguati a raffigurare il disagio imprenditoriale in quanto mancano diversi indicatori generalmente utilizzati negli studi su questa tematica. Sono assenti parametri tradizionalmente utilizzati nel ‘doing business’ come le procedure per avviare un'attività (il Suap, lo sportello unico per le imprese, che vede la Sardegna molto avanti), l'assenza della criminalità organizzata, le politiche di attrazione delle imprese che stiamo mettendo in atto e sono stati presi in considerazione come indicatori ferrovie e autostrade ma non porti e aeroporti, che sono gli unici canali possibili per le merci sarde. Ma la sostanza del problema non cambia: siamo in una situazione di crisi e di ritardo infrastrutturale e stiamo facendo di tutto per uscirne".
"La crisi del 2008 in Sardegna – ha aggiunto l’Assessore – ha colpito più che in altre parti d'Italia anche perché si è abbattuta in un contesto già molto fragile e che stava affrontando una difficile transizione. Le imprese sono andate in sofferenza e le banche hanno ridotto l'erogazione del credito, creando così un corto circuito economico che stiamo tentando di interrompere. Ovviamente dobbiamo tenere conto delle regole dell'Unione europea sugli aiuti di Stato altrimenti più che agevolarle le imprese le danneggeremmo, ma all'interno degli strumenti consentiti stiamo facendo il massimo per aiutarle a superare il credit crunch".
Non si è fatto attendere il commento del’ex Governatore, Ugo Cappellacci (Forza Italia): “Dopo aver perso ben cinque posizioni rispetto al 2014, la Sardegna è diventata la maglia nera nazionale per disagio dell’imprenditorialità. Di fronte a questi dati appare evidente la necessità di misure straordinarie tese a recuperare un divario dovuto allo svantaggio oggettivo derivante dalla condizione insularità, aggravato da decenni di omissioni dello Stato, e da ultimo da una insignificante ed arrendevole azione del Governo regionale. Una situazione di per sé difficile che risulta ulteriormente insostenibile per effetto della crescente pressione fiscale.”
Il risultato negativo nella classifica del disagio imprenditoriale è un’ottima occasione per rilanciare la battaglia della Zona franca integrale: “Una misura straordinaria e dagli effetti immediati in termini di attrazione e ripresa degli investimenti, rilancio dei consumi e con essi della produzione delle imprese, e dell’occupazione. Avevamo fatto notevoli passi in avanti ma, mentre l’Europa aveva già acceso il semaforo verde, il Governo nazionale ha fatto orecchie da mercante e non si è pronunciato. Chi ora guida la Sardegna ha prima azzerato le nostre misure di fiscalità di vantaggio ed ha poi alzato bandiera bianca con lo Stato definendo la zona franca ‘un incubo’ o ‘un inganno’. L’incubo è invece purtroppo quello in cui siamo precipitati come Regione che rende impossibile l’attività delle impresa e dove la tassazione ha raggiunto i livelli di guardia. In un anno e mezzo la Giunta Pigliaru, nonostante sia ben nutrita di assessori di scienza, non ha partorito nessuna ricetta alternativa e neppure è riuscita neanche ad attivare le zone franche doganali. Chiediamo all’Esecutivo di riprendere una battaglia che non appartiene ad uno schieramento politico, ma appartiene a tutti i Sardi. Se ieri era una questione di sopravvivenza, oggi è l’unica possibilità per resuscitare l’impresa in Sardegna”. (red)
(admaioramedia.it)