La lettera aperta sulla proposta di legge per l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione, inviata da Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu (presidente del Comitato e presidente del Comitato scientifico) ai candidati governatore, ha avuto, finora, la risposta di due candidati: “Il Comitato, convinto che il principio sia la vera frontiera della moderna specialità della Sardegna, una rivoluzione copernicana nei rapporti tra la Sardegna e lo Stato, auspica una risposta anche da parte degli altri candidati che conoscono in modo diretto le difficoltà di chi risiede nelle isole”.
“Noi Sardi – ha scritto Christian Solinas, candidato del centrodestra – non siamo più disponibili a vivere di elemosine statali. Chiediamo invece il riconoscimento e la misurazione degli svantaggi che derivano dalla nostra condizione di insularità e di perifericità. Per noi, oggi non è possibile confrontarci con gli altri ad armi pari: prima dobbiamo risolvere i nodi strutturali della continuità territoriale, dei trasporti, della sanità, dell’istruzione, del costo dell’energia. Vogliamo essere messi in condizione di competere con tutte le altre regioni italiane per potere finalmente dimostrare quanto valiamo. Ci battiamo per il principio di insularità in Costituzione perché abbiamo capito che è il riconoscimento dei nostri diritti di cittadinanza”.
“Il Partito dei Sardi – ha scritto Paolo Maninchedda – considera l’ordinamento dello Stato italiano incardinato sulla Costituzione italiana fortemente lesivo degli interessi e dei diritti della Sardegna. Pertanto, uno dei nostri obiettivi primari è cambiare legalmente ma radicalmente l’ordine dei poteri fondato sulla legge fondamentale dello Stato, piuttosto che emendarlo e integrarlo. In una parola, a noi interessa porre una questione più grande dell’insularità e che ne comprende anche la soluzione: la questione della Nazione Sarda e dei poteri che le competono, compreso quello di partecipare all’Unione europea nelle stesse condizioni di diritto e di opportunità delle altre regioni insulari d’Europa. Ovviamente guardiamo positivamente anche a tappe intermedie, tra cui anche quella dell’inserimento dell’insularità nello Statuto sardo, che è già legge costituzionale, o in Costituzione. Consideriamo il lavoro svolto dal Comitato un notevole contributo all’aumento della coscienza nazionale dei Sardi, unitamente al contributo dato dall’Università di Cagliari nel computo dei costi dell’insularità. Le due cose insieme hanno smascherato la grande ipocrisia dei Governi italiani, passati e presenti, sempre pronti a regalare paternalismi elettorali e mai a concorrere a fondare forme di cittadinanza fondate sulla giustizia e sull’equità”. (red)
(sardegna.admaioramedia.it)