Volate per alcuni, crolli per altri: l’appuntamento con le urne è fatto di successi e sconfitte, ma soprattutto di illusioni per diversi candidati, entrati onorevoli nei seggi e poi usciti fortemente delusi da un’elezione assai lontana.
Nella Sardegna del voto non sono mancate alcune sorprese, fra Camera e Senato, coi dati registrati da Fratelli d’Italia (sopra il 4%) e Lega (10,79 – 11,59 %), ma anche con le debacle del Pd (sotto il 16%), la timida tenuta di Forza Italia (14%) e lo stop a poco più del 2% della galassia indipendentista targata Autodeterminazione. Se a spadroneggiare è certamente la ‘sindrome grillina’ con percentuali oltre il 40%, stupisce che non si rifletta sullo ‘straordinario successo’ del partito degli oltre 400.000 corregionali (35%) rimasti a casa.
L’assenza delle Istituzioni, i telefoni di qualcuno ‘irraggiungibili’ per anni, il disagio sociale cresciuto rigoglioso nelle zone periferiche, i trasporti e le reti viarie da Terzo mondo, solamente alcune delle cause del malcontento. Una rabbia generalizzata in ogni dove insomma, non solo stando incollati ad un divano o dando sfogo ai pareri critici sui social, ma anche attraverso la protesta del mondo agropastorale, sfociata con la restituzione delle schede elettorali ai sindaci di decine di comunità. Inarrestabile il tam tam di ‘Radio ovile’: oltre 2.500 pastori e le loro famiglie domenica si sono dedicati a tutt’altro, manifestando non solo il disappunto verso quella classe politica, tanto vicina ai salotti quanto distante dal popolo, ma soprattutto la mancanza di tutele per il comparto agricolo. Ritardi nel pagamento di premi comunitari (se così possono ancora essere definiti), prezzo del latte bloccato fra i 50-60 centesimi al litro e i danni delle grandi catene di distribuzione, gli emblemi di una situazione al collasso. Un effetto astensione che, tra i tanti, ha colpito anche i giovani farmacisti senza sede, minati da un futuro di profondo grigiore a livello occupazionale.
Inutile negarlo, mentre tanti continuano ad illudersi che con la vittoria sarda dei Cinquestelle ci sarà un cambiamento radicale, la realtà si presenta alquanto contorta e ben poco confortante: l’instabilità governativa, provocata dalla legge elettorale ‘Rosatellum’, renderà incapace la formazione di una maggioranza stabile per il Paese. Ma come direbbe qualche saggio, “tutto ha inizio e tutto ha un fine” e sicuramente sarà la volta buona che quei sardi, sostenitori per protesta di Gigi Di Maio, si renderanno conto di come la soluzione a tutti i mali non sarà il reddito di cittadinanza, ma la creazione di un’occupazione stabile e duratura, attraverso programmi concreti, uniti ad adeguate coperture finanziarie. Vai e spiegaglielo a Grillo e soci, che gli italiani, seppur ‘populisti’, vogliono fatti e non fumo elettorale.
Giorgio Ignazio Onano
(admaioramedia.it)