In questi ultimi tempi sembra che in Sardegna si sia scoperta l’importanza dei beni culturali per lo sviluppo del turismo. Anzi, prima di tutto sembra sia scoperta l’importanza del turismo per la nostra economia in associazione con altri settori produttivi.
Recentemente ci sono state diverse manifestazioni. Il 15 luglio, presentazione di uno studio della Cna regionale: Francesco Porcu, segretario regionale ha fatto una bella ricerca sul turismo soprattutto con il raffronto con i competitori nazionali e esteri operanti nella zona vicina e cioè nel Mediterraneo. Il 18 ottobre, convegno della Filcams Cgil sul turismo sostenibile con ampia relazione della segretaria regionale Simona Fanzecco ed interventi tra cui i rappresentanti delle organizzazione imprenditoriali. L’11 novembre, riunione proposta dal consigliere regionale Francesco Agus, dedicata a “Dimensione Cagliari”, la proposta contenuta nella Legge sul turismo per un impegno organico. Il 14 novembre, l’eurodeputato Renato Soru ha convocato una riunione dedicata soprattutto al sistema dei trasporti ed al problema della insularità (o del mancato riconoscimento), essenziale per sviluppare il turismo. Dal 24 al 26 novembre, si è svolta la “IV Expo Barumini convegno sul turismo culturale”, con particolare riferimento ai siti Unesco (in Sardegna solo Su Nuraxi di Barumini), con la partecipazione dei rappresentanti di Noto (Sicilia) e Alberobello (Puglie). Il 1° dicembre, convegno a Cagliari su “Civiltà mediterranea – Grandi musei a confronto” con interventi dei responsabili di vari importanti musei che si occupano ampiamente di archeologia (Berlino, San Pietroburgo, Napoli, Salonicco, Spalato, Georgia, Alicante, Cagliari, Tunisi), di Carlo Lugliè dell’Università di Cagliari, studioso ed esperto di ossidiana e di Marco Minoja, attualmente segretario Mibact per la Lombardia, per vari anni in Sardegna. Nello stesso venerdì, a Bosa, organizzato da Laore, incontro sui rapporti tra agricoltura e turismo, cioè agriturismo ma soprattutto valorizzazione agroalimentare.
Alle varie manifestazioni hanno partecipato il Polo Museale della Sardegna, vari esperti orientati verso il riconoscimento della validità della proposta del turismo culturale, compresi gli interventi dei vari rappresentanti della Giunta regionale. Tutti a favore del turismo e del turismo culturale e non soltanto di quello archeologico. Tutti d’accordo che abbiamo un patrimonio straordinario, che la sua valorizzazione è d’interesse internazionale non solo locale. Tutti d’accordo, studiosi e tecnici del settore, dirigenti, politici, operatori culturali, imprenditori, lavoratori, anche per i risultati ottenuti e le prospettive. Un esempio rilevante è offerto dalla Fondazione Barumini, che gestisce la locale zona archeologica (oltre 80.000 visitatori, 53 dipendenti, autosufficienza economica): livello di una media industria ed è tra le maggiori realtà della Sardegna.
Considerando ‘culturale’ tutto quel di diverso che possiamo offrire, i numeri cominciano a diventare importanti: nel solo settore archeologico vi sono circa 150 zone di elevato interesse (potrebbero essere molte di più), una cinquantina di gestori (società, cooperative), poco meno di un migliaio gli addetti (per lo più precari), la Regione contribuisce con circa 16 milioni di euro. Purtroppo è difficile ampliare l’esame, quantificare questo turismo ‘culturale-alternativo’, mancano gli elementi di base. Solo il Mibact comunica le statistiche sui visitatori dei vari siti, ma in modo incompleto (solo dati annuali e non mensili, mancano le provenienze). Per la verità qualcuno le fornisce, ma varie iniziative, anche di rilievo, non lo fanno: vari enti che lavorano o dovrebbero lavorare in stretta sinergia con il settore turistico danno scarse notizie sulla loro attività. Per esempio, Forestas, cioè il complesso relativo alle aziende forestali e ai parchi, che evidentemente sono molto importanti nel contesto. Neppure Isre fornisce informazioni, così come vari Comuni o gestori. L’intero sistema è ‘farraginoso’, si ha la sensazione di una spesa eccessiva e spesa male. E’ necessaria una revisione completa.
Quest’anno anche la Regione (Assessorato del Turismo) è in eccessivo ritardo. Non si pretende avere dati prima che l’anno sia finito, ma qualche anticipazione sarebbe importante, qualche indicazione orientativa per poter fare delle analisi. Non è tanto importante sapere se l’incremento è stato del 10 o 12%, ma piuttosto sapere come e quando lo si è ottenuto. E’ stata diffusa un’ipotesi relativa agli arrivi nel 1° semestre che non è significativa: com’è possibile considerare insieme alberghieri ed extralberghieri? Sono due mercati molto diversi. Servono dati completi, specifici, senza è impossibile fare adeguate analisi su scelte e investimenti: per esempio, con il Giro d’Italia si è raggiunto un risultato apprezzabile? A meno che sia questo che si voglia: non consentire approfondimenti che potrebbero comportare critiche o politiche promozionali differenti.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)