Gli ex lavoratori Ati Ifras sono scesi dal Duomo di Sassari e si sono uniti ai minatori che protestano da diverse settimane occupando la miniera di Olmedo: due vertenze che si uniscono in un periodo di intensa crisi in un territorio martoriato dalla crisi.
“Ci sono uomini che non si rassegnano e dall’oscuro silenzio della miniera continuano a lottare a 180 metri di profondità dalle viscere della terra. Chiedendo ciò che dovrebbe essere un diritto e che venga loro restituito l’orgoglio della professione, la dignità di un lavoro”, hanno detto i lavoratori che da anni attendono una risposta definitiva.
I minatori si alternano dal sottosuolo a turni di quattro, ma, raccontano, “salendo in superficie non si sta meglio. I pensieri sono gli stessi ed i problemi comuni: manca lo stipendio e gli ammortizzatori sociali son scaduti a luglio, la precarietà a cui siamo costretti rende il futuro pieno di incognite ed incertezze”. E poi si rivolgono al presidente Pigliaru: “Come facciamo a sopravvivere? Tra le tante cose di cui si sta occupando, e alcune con temi di minor valore, possibile che non sia arrivato da lui un segnale? E’ possibile che una situazione riguardante il bene comune di un diritto fondamentale sia passata così inosservata?”
Al fianco dei minatori dal primo giorno, i segretari generali della Filtcem Cgil, Femca Cisl ed Ugl Chimici, Gianfranco Murtinu, Luca Velluto e Simone Testoni, che confidano ancora in “una politica che curi l’interesse delle persone in maniera responsabile, prudente ed imperativa. Esigono correttezza ed impegno alla stessa stregua degli altri minatori sardi, perché sentono che la pazienza sta finendo e sanno che nessuno lascerà la miniera sino a quando non si otterrà un risultato che può essere solo uno, il lavoro”. (red)
(admaioramedia.it)