Lo scorso 1 giugno, abbiamo pubblicato la ricostruzione storica dell’omicidio del professor Antonio Murgia, avvenuto il 30 agosto 1947 a Guspini: nella piazza adiacente la chiesa di San Nicolò fu lanciata una bomba a mano che lo uccise. Per l’omicidio, tre esponenti del Partito comunista italiano (il sindaco del paese, Eugenio Saba, l’assessore Giulio Fanari e Virgilio Mannai, autore del gesto) furono condannati a 30 anni di carcere.
Jadranka Lara Saba ha scritto al giornale per contestare la ricostruzione: “Sono nipote di Eugenio Saba, una persona Umana, splendida, dolce e cortese con tutti, sempre pronto ad aiutare il prossimo. Ancora si riportano queste notizie false e ingiuste? Perché non viene riportata la Verità? Ossia che a mio nonno, in carcere gli avevano commissionato il ruolo di contabile, tanto era stimato e ben voluto, ed è stato scarcerato e riconosciuto innocente dopo 13 anni di galera, lasciando la moglie incinta (in attesa di mio padre) all’epoca in cui è stato arrestato! Lui non aveva nulla a che fare con quell’attentato! E continuare a puntare il dito su persone oneste che hanno già pagato sin troppo ingiustamente è un reato ignobile! Il ‘signor’ Abis, dovrebbe fare uno studio più accurato delle notizie, anziché continuare ad infangare la memoria di persone oneste e innocenti che magari non ha neanche mai conosciuto di persona! Sono profondamente indignata, va bene la libertà di stampa purché le notizie vengano riportate usando il cervello e il buon senso!”
Alla nipote di Saba ha risposto Angelo Abis, autore della ricerca storica: “Egregia signora Saba, capisco la difesa che lei fa di suo nonno, presentandola come persona ottima, ma questo non ha niente a che vedere con i fatti (e non notizie false e ingiuste) da me esaminati in relazione all’omicidio politico del dottor Antonello Murgia. Fatti descritti nei rapporti del Prefetto di Cagliari, negli atti processuali del Tribunale di Cagliari e nelle ampie e dettagliate cronache dell’Unione Sarda e della Nuova Sardegna del periodo. Il fatto è che suo nonno dopo tre gradi di giudizio della magistratura fu condannato all’ergastolo in quanto mandante dell’assassino di Antonello Murgia. Io come storico ho esposto dei fatti, dando anche delle spiegazioni sulle motivazioni che possono aver determinato tali fatti, ma non ho fatto nessuna valutazione di carattere etico o morale o politico su suo nonno, perché questo non è compito dello storico. Quindi non ho puntato il dito contro nessuno, ma anche se l’avessi fatto avrei compiuto un reato meno ignobile di quello di aver fatto assassinare uno come Antonello Murgia definito da Emilio Lussu: ‘Onesto cittadino, valoroso combattente’. Lei afferma, poi, che suo nonno è stato scarcerato dopo tredici anni perché riconosciuto innocente. A me non risulta. Se non altro perché per annullare una sentenza definitiva occorre fare un nuovo processo che ribalti il responso dei giudici della Corte d’assise. Sa darmi, eventualmente, qualche notizia precisa in proposito? O ha copia della sentenza dove viene riconosciuta l’innocenza di suo nonno? Dia retta a me. Se vuole veramente dare un segno diverso dell’immagine di suo nonno, lasci stare l’incarico di contabile e la “stima in carcere”, che fanno ridere, e provi a raccontare lei cosa veramente accadde e fu fatto accadere nella piazza di Guspini quella tragica notte del 30 agosto 1947”. (red)
(admaioramedia.it)