E’ passato praticamente sotto silenzio il nuovo ‘editto’ della Regione Autonoma della Sardegna che prevede la possibilità di privatizzare gli usi civici. Un fatto non solo grave ma addirittura immorale.
I terreni gravati da uso civico rientrano nel patrimonio indisponibile del Comune in quanto destinati ad un pubblico servizio. Non sono di proprietà della Regione, che non ne può disporre. Ma del popolo che può utilizzarne i frutti ad uso collettivo.
Fu una disposizione d’epoca feudale con la quale si consentiva ai poveri di liberarsi dall’arbitrio dei baroni utilizzando spazi di territorio per uso comune: legnatico, pascolo, coltivazione. Un sesto del territorio sardo – 400.000 ettari su 2.400.000 – è fortunatamente gravato da uso civico.
La Regione – laica e di sinistra – prevede la possibilità di vendere il Gennargentu, il Supramone, il golfo di Orosei e centinaia di chilometri di coste ai privati per le più bieche speculazioni (nelle foto alcuni usi civici che si vorrebbero privatizzare in due splendide foto di Pierluigi Cordeschi). Al popolo è stato tolto tutto. Perché la politica cerca di rubargli anche l’ultimo rifugio?
Il Giardiniere
(admaioramedia.it)