La Riforma costituzionale del Governo Renzi, che il prossimo 4 dicembre sarà sottoposta a referendum confermativo, impedirebbe alla Sardegna di poter avere la sua rappresentanza nel nuovo Senato della Repubblica. Lo denuncia il deputato Mauro Pili, infatti una ‘svista’ del legislatore non permetterebbe l’elezione dei consiglieri regionali isolani perché nello Statuto regionale è prevista l’incompatibilità tra l’ufficio di consigliere regionale e quello di parlamentare. La Regione dovrebbe ricorrere alla modifica dello Statuto sardo, così da poter eleggere i due rappresentanti attribuiti dalla riforma, il terzo sarà il sindaco metropolitano della città di Cagliari.
“Non sono sicuro che questa sia una svista da parte del legislatore” ha detto il Deputato “potrebbe essere un atto realizzato con l’intento di costringere l’assemblea sarda a mettere mano al testo della carta statutaria per realizzare l’obiettivo di diminuirne la specialità. Nella nostra stessa situazione si troverebbero le altre regioni a statuto speciale le quali tutte presentano la stessa norma sull’incompatibilità degli uffici. Chi vota ‘sì’ vota contro l’autonomia regionale e contro la Sardegna, la quale verrebbe consegnata nelle mani delle lobby petrolifere e diventerebbe il deposito delle scorie nucleari per volere del Governo”. Infatti, secondo Pili, non corrisponde a realtà il fatto che la nuova clausola di supremazia non si applicherebbe alle Regioni Autonome, infatti l’articolo 3 dello Statuto speciale prevede che di fronte all’interesse nazionale la legislazione sarda risulterebbe soccombente: “Sino ad ora, grazie alle riforme che puntavano ad un assetto federalista dello Stato non c’era il pericolo che l’autonomia andasse perduta. Ora con la riforma dell’articolo 117 della Costituzione l’interesse nazionale diventa norma, dunque la clausola di supremazia si applicherebbe senza ravvisare la necessità di modificare lo Statuto”.
Il Deputato di Unidos ha già presentato un’interrogazione urgente indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri affinché venga espressa una posizione in merito alla vicenda che porterebbe ad avere, con la vittoria del ‘sì’, una camera senza l’adeguata rappresentanza delle cinque regioni a Statuto speciale: “È una chiara aggressione alle autonomie” ha aggiunto “Un attacco gravissimo che non può lasciare indifferenti i poteri posti dalla Costituzione quali garanti dell’Unità nazionale e della legislazione: il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale si dovrebbero esprimere per fare chiarezza sulla questione, dovrebbero dirci se un Senato che non può riunirsi nel Plenum possa essere considerato convocabile e sia dunque regolare”.
I tempi di adeguamento dello Statuto alla nuova legislazione, con la rimozione dell’articolo 17 dello Statuto che prevede le incompatibilità, dovrebbe passare attraverso il complesso iter di revisione che durerebbe non meno di un anno: “Può considerarsi valida una camera orfana del 20% dei suoi rappresentanti per un periodo di tempo tanto lungo? E se durante questo periodo venisse presa qualche decisione importante sulla quale la Sardegna volesse esprimersi e non lo potesse fare che succederebbe? Una tale situazione rafforzerebbe quello che sosteniamo da tempo, attivando la Corte europea dei Diritti dell’uomo e l’Onu perché siamo di fronte ad una violazione dei diritti della Sardegna e dei sardi ingiustamente discriminati dallo Stato Italiano”. Ed il presidente Pigliaru che fa? “Sostiene che queste situazioni non esistono ed anzi prende posizione a favore del ‘sì’ al referendum costituzionale”. (red)
(admaioramedia.it)
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MAURO_PILI
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mjguel2
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pinotocco
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bastaCasta
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CristianDebuggi
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IMoresi
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da_Gianburrasca
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