Nonostante l’assessore della Sanità, Luigi Arru, sia impegnato in un intenso tour regionale per spiegare la riforma della Rete ospedaliera regionale, le polemiche politiche e le proteste nei territori non cessano. Proprio oggi, a Lanusei, l’Esponente della Giunta Pigliaru ha spiegato. durante il confronto coi 23 sindaci del territorio, che “verrà rivista la parte che riguarda l'Ogliastra, inserendo il laboratorio sperimentale di emodinamica. Prevedendo l'ospedale di base a Lanusei, stiamo inserendo specialità che non ci sono e derogando al requisito degli 80mila abitanti. Non facciamo calcoli ragionieristici, ma di garanzia per i malati e per gli operatori, tenendo in considerazione i volumi delle prestazioni e dei ricoveri". Venerdì scorso, a Sanluri, Arru aveva ricordato che la Sardegna è “l'ultima regione in Italia per l'uso appropriato dell'ospedale”.
Inizialmente non avevano contestato il piano ospedaliero della Giunta Pigliaru, ma ora i Riformatori si dichiarano delusi: “Va ben aldilà di una semplice redistribuzione di posti letto, come una rete ospedaliera dovrebbe essere, ma investe aree che sarebbero di pertinenza di un Piano sanitario regionale – ha detto il coordinatore del Centro studi, Franco Meloni – Questo fa una grande differenza perché il primo va semplicemente in commissione, il secondo deve essere adottato dal Consiglio. Appare improntato a caratteri di assoluta arbitrarietà mentre si cerca di far sembrare tutto matematico o almeno legato a standard più o meno condivisi. Invece, le scelte politiche ci sono, legittime ma politiche: traspare qua e la che si vuole accontentare qualcuno o qualche territorio mentre altri sono trattati letteralmente a pesci in faccia, vedi San Gavino in un caso e Iglesias o Alghero nel secondo. Molte altre scelte appaiono arbitrarie o comunque non giustificate. Nel complesso il provvedimento appare modesto sotto il profilo culturale e sopratutto timido: poche scelte e l’evidente tendenza cambiare definizioni e terminologia ma a lasciare sostanzialmente tutto com'era. Difficile che vengano fuori le centinaia di milioni di euro di risparmi che, secondo la maggioranza attuale di centro sinistra, si sarebbero facilmente recuperati una volta fatti fuori i direttori nominati dal centrodestra. Infatti il primo provvedimento incisivo è il blocco delle assunzioni, altro che razionalizzazione, meglio chiamarli con il loro nome, tagli”.
Alcuni consiglieri regionali insorgono in difesa dei servizi sanitari nei propri territori. “E' in atto un'inaccettabile operazione di depotenziamento della sanità nel Sassarese che tocca importanti strutture di eccellenza come la chirurgia pediatrica ma anche l'unità per la chirurgia della mammella che ha Sassari conta 260 interventi all'anno – ha denunciato Marcello Orrù – Si aggiungano i mortificanti tagli alle strutture di Ozieri, dove un centro di eccellenza come oculistica viene depotenziato, agli ospedali di Thiesi, Ittiri e Alghero. E' degli ultimi giorni la chiusura dell'ambulatorio pediatrico a Ossi che serviva anche i comuni di Cargeghe e Musos con oltre 600 utenze. Un'evidentissima e grave operazione di indebolimento della sanità nella provincia di Sassari a favore di altri territori. Non si migliora la sanità sottraendo servizi al territorio”.
Lamentele anche dal Sulcis: “Non si può continuare con i tagli dei servizi sanitari in un territorio già in forte crisi – ha evidenziato il capogruppo regionale di Area popolare, Gianluigi Rubiu, all’indomani della protesta che si è svolta sabato ad Iglesias – Un segnale di unità del territorio di fronte ad un piano scellerato che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera sarda, con i servizi del Sulcis Iglesiente che rischiano di essere cancellati. Sollecitiamo la revoca della riforma e un cambio radicale del disegno che possa restituire il giusto valore al Sirai di Carbonia e al Cto di Iglesias, senza l’impoverimento progressivo dei reparti e lo smantellamento dei posti letto nelle diverse strutture”. (red
(admaioramedia.it)
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