SARDOSONO, Sardegna: cercarsi grande progetto di politica turistica…

Da un certo punto di vista, quanto accaduto nel litorale sassarese di Platamona, dove alcuni ragazzi hanno rischiato la vita per il cedimento di un parapetto, e in quello del Poetto dove strepita il cantiere di smontaggio e montaggio dei chioschi, sono storie parallele.

Storie di una Sardegna che, baciata come poche da una grande bellezza naturale, non ha mai avuto una vera politica turistica. Tutto parte degli anni '60 quando il mare diventa un fenomeno popolare di massa e, al turismo della domenica, si aggiunge anche in Sardegna una specie di stanzialità spontanea. Vengono su, al Poetto come a Platamona, i casotti, casa-non casa, dove ci si può cambiare dopo il mare e lasciare un po’ di masserizie senza dover continuamente organizzazione mini traslochi sulle prime 500 o 600. Poi i casotti subiscono robuste iniezioni cementizie e, nei primi anni '80, viene finalmente applicata la ‘dura lex’ che li cancella per sempre dagli arenili sardi.

Nel frattempo, in Sardegna il turismo muove i suoi primi passi ma va avanti come se avesse una grossa benda scura sugli occhi: c'è la Costa Smeralda in Gallura e il Forte Village a Pula, c'è Alghero al Nord e Villasimius al Sud, poi arriverà (molto dopo) l'Ogliastra. Insomma, tante iniziative diverse ognuna con una sua identità ma nessuna in grado di mettere in modo un grande progetto turistico regionale, di indicare una prospettiva, di lanciare un'idea. Intanto, la grande industria, proprio nelle zone migliori della Sardegna settentrionale, meridionale e centrale, fa il suo lavoro sporco e lascia un salatissimo conto ambientale da pagare, la politica urbanistica ignora il turismo e si incarta nello scontro ideologico ambiente contro cemento o viceversa. Se ci pensiamo bene, in mezzo secolo è successo di tutto ma è anche vero che (come dicevamo all'inizio) da un certo punto di vista non è successo niente.

SardoSono

(admaioramedia.it)

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