Quest’anno ricorre il 70° anniversario della firma del Trattato di pace, stipulato a Parigi il 10 febbraio 1947 fra 20 nazioni vincitrici del secondo conflitto mondiale e l’Italia. Tra le nazioni che ci avevano sconfitto figuravano, tra le altre, le repubbliche socialiste sovietiche di Ucraina e Bielorussia, il Sud Africa, il Brasile, la Cina e l’India.
Gli alleati, in barba alle promesse fatte di una pace onorevole solo che l’Italia avesse buttato in mare Mussolini e il fascismo e avesse rivolto le armi contro l’alleato tedesco, imposero condizioni durissime: perdita di zone essenziali del territorio nazionale (Istria, Dalmazia, le valli di Briga e Tenda sulle Alpi occidentali) e di tutte le colonie. Dovemmo poi rinunciare alla flotta di cui eravamo tanto orgogliosi, furono infine imposti oneri finanziari esorbitanti per le cosiddette riparazioni di guerra. Oborto collo, l’Assemblea costituente ratificò il trattato il 31 luglio 1947: ne andava di mezzo la nostra sovranità nazionale che avevamo perso con la firma del cosiddetto armistizio (in realtà resa incondizionata) del settembre 1943. Armistizio sottoscritto, non si sa bene perché, anche dal Comitato di Liberazione Alta Italia (Clnai) nel dicembre 1944. Sovranità che non riacquistammo affatto con la cosiddetta liberazione del 25 aprile 1945. Essa fu subordinata dalle potenze alleate alla ratifica del trattato di pace. Sino a quella data gli italiani conservavano lo status di “nemici” e l’Italia lo status di “nazione occupata”, tant’è che le truppe alleate abbandonarono l’Italia solo alla fine del 1947.
A distanza di settant’anni, pur con tutto il male che vogliamo alle nostre classi dirigenti, possiamo affermare che, malgrado quel trattato, stiamo molto meglio di tanti paesi ex vincitori, anche blasonati. Da subito abbiamo brigato per svuotare, aggirare, o peggio, per violare tutte le clausole che ci danneggiavano, certo anche con la complicità dei nostri ex nemici divenuti poi alleati. Il che non toglie, tuttavia, che, in punta di diritto il Trattato di pace sia tutt’ora valido e vigente, non avendolo noi denunciato, né i contraenti ex nemici avendo lamentato nostre inadempienze. Pochi sanno che il Trattato di pace ha molto a che vedere con la Sardegna e per problemi che sono oggi di grande attualità. Prendiamo, per esempio, l’articolo 50 che recita: “In Sardegna, tutte le postazioni permanenti di artiglieria per la difesa costiera e i relativi armamenti e tutte le installazioni navali situate a meno di 30 km dalle acque territoriali francesi, saranno o trasferite nell’Italia continentale o demolite… In Sicilia e in Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti di ordine interno”. A ben vedere, in Sardegna non solo sono fuorilegge le basi militari in senso stretto, ma persino tutte le caserme che non riguardino carabinieri, polizia, guardia di finanza o forestali. Stupisce come tutte le varie sigle “No basi” anziché sottoporsi ad inutili prove di forza con le forze dell’ordine, dimostrando tutta la loro inconsistenza, non assoldino qualche buon avvocato internazionalista per denunciare il fatto che l’Italia, da sempre, viola un trattato internazionale, o quantomeno potrebbe spingere il governo regionale, che è notoriamente avverso alle basi militari, ad intraprendere la via del ricorso alla Corte costituzionale contro il Governo per violazione dell’articolo 50 del Trattato, che essendo stato ratificato dall’Assemblea costituente conserva il valore di legge vincolante per gli organi dello Stato.
Ma c’è anche un altro articolo del Trattato che è di grande attualità in Sardegna, ed è l’articolo 52: “E’ vietato all’Italia l’acquisto, sia all’interno che all’estero, o la fabbricazione di materiale bellico di origine o disegno germanico o giapponese”. Nella campagna di Domusnovas esiste uno stabilimento che fabbrica bombe della società tedesca Rwm, che è addirittura in fase di espansione, con grande gioia degli operai e degli abitanti di Domusnovas, ma con grandi proteste dei nostri pacifisti. Anche costoro sono ben lungi da intraprendere una qualunque azione diversa dalle solite marcette con annesso sventolio di bandiere. Sarà che i nemici delle basi militari e i pacifisti sanno bene, ma non lo dicono, che le insopprimibili esigenze della difesa nazionale vanno ben oltre i trattati e le proteste più o meno popolari? Noi abbiamo dell’Italia postbellica l’immagine di un paese profondamente pentito del proprio passato guerrafondaio e ben felice di accodarsi ai nuovi amici. In realtà, ancora nella prima metà del 1948 il direttore degli affari politici del Dipartimento di Stato americano, tramite l’ambasciatore italiano a Washington Tarchiani, ammoniva il governo italiano di allora: “Occorre mantenere gli impegni per la demolizione delle due navi da battaglia restituiteci dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna… una nostra troppo evidente ansietà di riarmare o di conservare armamenti non indispensabili può fornire elementi a diffidenze non del tutto sopite”.
Angelo Abis
(admaioramedia.it)
6 Comments
Lone Rider
Denuclearizzata e demiliterizzata!!!………. Benissimo,……….. Ma un giorno arriverà,……….xchè arriverà,che avrete bisogno dei militari ,…… Come la metterete,…….chiederete aiuto a chi????
Alessandro Di Marco
Certo. Ma militari che siano PATRIOTI ITALIANI. Non lacchè degli invasori occupanti da 70 anni.
Lone Rider
Alessandro Di Marco Quegli occupanti hanno pagato fior di denaro alla Nazione Italia,ma ai Sardi ed alla Sardegna non sono restate neanche le bricciole senon,fortunatamente,parecchie centinaia di “Civili” che lavoravano e davano da mangiare alle proprie famiglie. Ora sono qualche decina,…. Gli altri???? Boooh!!……. Disoccupati?!…………………eppoi,…i Patrioti dove stanno?…. Fin dalla caduta dell’Impero Romano,il nostro paese e’ sempre stato un paese di “burattini”…………buona giornata!!!
Alessandro Di Marco
Lavorare per un invasore occupante non è certo cosa di cui andar fieri. E se permette, non tutti gli italiani sono “burattini”.
Lone Rider
Ha ragione!….. non tutti ,ma una buonissima parte….. certo, lavorare per gli “Occupanti” non è certo decoroso,ma se con lo stipendio che ti danno sfami dignitosamente i tuoi cari senza far del male a nessuno dei tuoi conterranei ,non vedo che male ci possa e ssere. Eppoi ,mi permetta : mi vuol far credere che il male principale della mia terra siano i militari??…. Corruzione ,ladrocinio,malgoverno,inciuccio,e via discorrendo…..sono peccatucci veniali,invece i militari ,….i cosi detti invasori, si che sono loro il guaio maggiore per cui la Sardegna sta alla fame……… Le nostre divergenze restano tali,ma comunque sia è stato un piacere scambiare quattro chiacchere con lei…..Le auguro un buon fine settimana!
Giovanni Loi
….COSTITUIREMO LE NOSTRE FORZE ARMATE, e ci dichiareremo NON BELLIGERANTI IN QUALSIASI CONFLITTO….In caso di aggressione, ci faremo sostenere dall’ONU o da Stati con cui avremo preso accordi di ” Mutuo Soccorso “….