Molti sardi liberi hanno votato il presidente Solinas con la certezza di un suo impegno per la Zona franca integrale e fiscale in Sardegna, rimediando così all’obbrobrio giuridico delle Zes individuate da Pigliaru.
Le Zes consistono semplicemente nella concessione di crediti di imposta per un tempo limitato considerati aiuti di Stato. Purtroppo, lo sanno molti albergatori della Sardegna che beneficiarono alcuni anni addietro di crediti di imposta e che hanno dovuto restituire maggiorati degli interessi. Quello della Sardegna è uno svantaggio geografico insuperabile e non modificabile si chiama insularità, ossia lo stesso svantaggio delle Canarie e delle Azzorre. Svantaggio che può essere superato solo con la concessione di una aliquota massima del 12,50% sugli utili derivanti da qualunque attività, nonché la detassazione di tutti i trattamenti pensionistici.
Pigliaru, imponendoci le Zes, ha ostacolato il riconoscimento della nostra extradoganalità, garantita dal codice doganale italiano tutt’ora in vigore (articoli 251 e 2 del Dpr n. 43/1973), extradoganalita’ prevista anche nei regolamenti comunitari 2913/92 e 2454/93, prevalenti rispetto alla legge italiana e appositamente richiamarti nel nostro decreto legislativo 75/98 con il quale tutta la Sardegna è stata dichiarata Zona franca extradoganale. L’extradoganalità della Sardegna risulta confermata dal Ministero dell’Economia con la circolare n. 8/D del 19 aprile 2016, dove si specifica (pagina 4) che per l’Italia restano applicabili le disposizioni del Dpr 43/73 ed il Decreto legislativo 374/90 anche dopo l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Ue n. 952/2013, dove si prevede che dal 2013 (data di emanazione del Regolamento) potranno istituirsi solo Zone franche intercluse ovviamente salvaguardando quelle già istituite. Il succitato Codice doganale italiano negli articoli 170 e 56 precisa che le zone franche italiane sono disciplinate dai codici doganali comunitari richiamati nel Decreto legislativo 75/98.
Includere la Sardegna tra le altre Zes dell’Italia ha un solo significato: togliere ai Sardi il diritto alla fiscalità di vantaggio ed impedirci di esercitare i diritti legati alla nostra insularità e conseguente extradoganalità. Infine, dobbiamo tenere presente che l’articolo 13 del Regolamento n. 651/2014 vieta tassativamente l’istituzione delle Zes nei territori extradoganali nelle regioni/isole ultraperiferche e spopolate e che la definizione giuridica delle Zes si trova all’articolo 4, comma 2 del Decreto legislativo n. 91/2017: “…si intende una zona geograficamente interclusa e situata entro i confini dello Stato”. Confermando così che le Zes sono vietate nelle isole lontane e spopolate racchiuse nel mare che le circonda ai sensi dell’articolo 174 del Trattato di Lisbona. Non è quindi possibile inserire una Zes (aiuto di stato) in una Zona franca integrale, come anche precisato dalla Legge regionale n. 20/2013.
In una lettera di risposta inviata dall’Unione europea ad un’istanza dell’avvocato Francesco Scifo si conferma che l’inserimento della Sardegna tra le zone franche dell’Europa potrà concretizzarsi solo dopo che la stessa Zona franca sia resa operativa. Il ché si potrebbe realizzare semplicemente con l’emanazione della legge regionale prevista dall’articolo 14 del Decreto legislativo 114/2016, dove si prevede che la Regione Sardegna possa articolare le aliquote fiscali al disotto del 12,50% spettanti ai residenti. Alle recenti elezioni ha vinto il centrodestra perché la maggioranza dei Sardi erano e sono contrari alle Zes volute da Pigliaru.
Maria Rosaria Randaccio – presidente del Movimento Sardegna Zona franca
(sardegna.admaioramedia.it)