Qualche maligno assicura che mentre monsignor Ignazio Sanna a mezzogiorno di sabato scorso annunciava in episcopio urbi et orbi la proroga per due anni come arcivescovo di Oristano (ottenuta non senza fatica dalle alte sfere del Vaticano), negli uffici della Curia cagliaritana, monsignor Arrigo Miglio stappava con i suoi più stretti collaboratori una buona bottiglia di spumante, rigorosamente piemontese.
Il capo della diocesi oristanese, prete orunese molto stimato e avvezzo allo studio e all’approfondimento, ha compiuto 75 anni (l’età in cui i vescovi di norma vanno in pensione) il 20 febbraio scorso, e in tanti attendevano soltanto la data fissata per l’annuncio del suo successore. L’interessato chiedeva da tempo di tornare ai suoi studi e in tanti davano per scontata la sua sostituzione: così, nei giorni scorsi, appena si è saputo della convocazione in episcopio per il capitolo metropolitano e per la stampa, in tante parrocchie oristanesi si sono precipitati a fare ipotesi di ogni genere sul nome del nuovo vescovo. In pochi giorni è partita una ridda di voci su un incredibile risiko capace di coinvolgere numerosi vescovi sardi. La clamorosa e inattesa conferma di Sanna viene adesso vista, in alcuni ambienti ecclesiastici, come un eccellente precedente che potrebbe applicarsi anche ad altri prelati che guidano alcune diocesi sarde e che sono in scadenza come gli yogurt. E questo spiega i brindisi a Cagliari, ma la fiducia dei più entusiasti potrebbe anche essere mal riposta.
Due sono infatti i casi di scadenza più ravvicinati, oltre a quello oristanese: il primo, in ordine di calendario, è padre Paolo Atzei. Il frate, da quasi 13 anni arcivescovo di Sassari, ha compiuto 75 anni esattamente il giorno dopo monsignor Sanna, il 21 febbraio. Anche lui dunque ha presentato – come da cerimoniale canonico – la sua bella letterina di dimissioni al Santo Padre, e anche per lui si attende la nomina del successore. Per entrambi erano infatti in corso le consultazioni segrete che sempre vengono avviate in questi casi. A luglio – ecco il secondo caso – tocca ad Arrigo Miglio tagliare l’ambito traguardo delle 75 candeline. L’ex vescovo di Ivrea è a Cagliari dal luglio 2012, e anche in questo caso non è un mistero il suo desiderio di allungare il suo soggiorno in Sardegna, almeno il tanto per eguagliare il suo predecessore Giuseppe Mani, rimasto in diocesi per più di un anno oltre il limite.
Scelto cinque anni fa e spedito a Cagliari proprio per confermare la linea vaticana che nel capoluogo sardo non vengono mai nominati vescovi sardi (l’unica eccezione in più di un secolo è stato Ottorino Pietro Alberti, che però veniva dall’incarico precedente a Spoleto), Miglio era riuscito anche a far scegliere Cagliari come sede della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma il prossimo ottobre, dunque ben oltre la data in cui compirà l’età della pensione. I soliti ben informati assicurano che la mossa sia stata fatta a suo tempo proprio per allungare la permanenza in città, visto che del Comitato delle Settimane sociali era presidente da lunghissimi anni. Come dire: “Sono in scadenza di mandato da Vescovo, mi fisso un appuntamento importante che mi riguarda da vicino e che gestirò in prima persona, così mi lasciate ancora dove sono per qualche tempo, almeno fino all’evento”. Le settimane sociali sono una serie di tavole rotonde su temi sociali, bollate come ‘inutili’ qualche anno fa da Galli della Loggia sul Corriere della Sera.
A gennaio 2016, il Vaticano ha invece spiazzato l’interessato (e non solo lui), nominando subito il suo successore come presidente delle Settimane sociali: monsignor Filippo Santoro, il vescovo di Taranto, che nelle scorse settimane ha fatto visita a Cagliari proprio per un sopralluogo scortato da Miglio per l’evento di ottobre durante il quale cui ha incontrato, particolare non secondario, non sfuggito agli osservatori, anche il sindaco Massimo Zedda. I più attenti hanno notato che la nomina di Santoro, a suo tempo, non ha avuto la giusta eco sui media diocesani, quando un comunicato della Cei ha dato clamorosamente la notizia in modo secco e incredibilmente senza neppure i ringraziamenti di rito nei confronti di monsignor Miglio che lasciava la poltrona. Segno evidente quantomeno di fastidio, se non di irritazione. Tralasciamo i motivi per i quali l’attuale Vescovo di Cagliari vorrebbe allungare la sua presenza in Sardegna, dopo essere arrivato – raccontano – non particolarmente entusiasta, e concentriamoci sulle conseguenze di un suo avvicendamento, che ora i più ottimisti tra i suoi collaboratori e sodali spostano avanti di due anni (come nel caso di Sanna).
La sostituzione di un vescovo, in tanti casi, fa partire l’azzeramento totale delle nomine, una sorta di spoil system cattolico: a Cagliari l’attuale gruppo di comando teme particolarmente il momento della dipartita di Miglio, mentre tutto il resto della Chiesa sarda attende con ansia quello che potrebbe essere l’inizio di un rinnovamento importante, e ormai necessario per ragioni anagrafiche, delle sue gerarchie. Detto della proroga ottenuta da monsignor Sanna, occorre anche tenere presente che le diocesi di Oristano, Sassari e Cagliari sono tradizionalmente rette da arcivescovi, un gradino solo apparentemente formale in più dei vescovi. Aggiungiamo che – salvo rari casi – l’arcivescovo di Cagliari viene eletto presidente di tutti i presuli sardi, riuniti nella Conferenza episcopale sarda, e spesso li rappresenta in Vaticano. La sostituzione dei tre nominati (e del quarto, monsignor Marcia a Nuoro, che compirà 75 anni l’anno prossimo) avrà dunque un effetto detonatore perché darà il via ad un rimpasto generale della squadra di governo della Chiesa sarda, tra vescovi di alcune diocesi che potrebbero essere promossi arcivescovi, e altri che ancora una volta potrebbero arrivare da oltre Tirreno.
L’ipotesi alternativa – due anni di proroga per tutti, una sorta di todos caballeros (che però finirebbe per depotenziare clamorosamente i motivi della nobile richiesta di permanenza di Sanna a Oristano) – ingesserebbe tutta la Chiesa dell’Isola, già in difficoltà davanti alle sfide del nuovo tempo, e in gran parte apparsa letteralmente afona sui problemi sociali più grandi della nostra regione.
Zaccheo
(admaioramedia.it)