In questa landa desolata dell’Europa meridionale, esposta ogni giorno alle folate del buonismo imperante e del politicamente corretto, non può accadere che un prete (un prete!) inviti ad aprire gli occhi e a guardare le differenze. E’ successo a don Francesco Mariani, reo di aver usato toni razzisti nell’editoriale de “L’Ortobene”, settimanale della diocesi nuorese diretto da un giornalista in pensione del quotidiano “L’Unione Sarda”, Michele Tatti, e aver proposto il paradossale esperimento di andare, da italiani, a chiedere l’elemosina fuori dalle chiese.
Per le anime candide, che si sono sentite offese dai contenuti dell’articolo del sacerdote, non è consentito raccontare episodi specifici in cui gli accattoni o gli ‘zingari’ (come senza infingimenti ipocriti) superano la soglia del consentito e insistono oltre ogni limite nel chiedere la carità. Per questi soloni che pontificano anche dalle pagine dei quotidiani senza mai essere passati nemmeno sul sagrato di una parrocchia, la Chiesa e i suoi pastori dovrebbero essere eterni dispensatori di elemosina, pozzi senza fondo di una misericordia concessa senza occhi né giudizio a chiunque la chieda.
Pane al pane e vino al vino: questo ha detto Mariani. Non ha invitato a ricacciarli a casa, né ha gioito all’idea di Salvini di una quota di espulsioni di migranti da fare ogni anno. Nulla di tutto questo. Mariani ha detto semplicemente la verità, quella che racconta da anni, oggi da parroco di San Giuseppe a Nuoro, ieri da direttore di Radio Barbagia.
E ha posto un problema grande come una casa: non si può permettere ai migranti di non fare nulla durante il giorno, 7 giorni su 7. Un sistema di accoglienza degno di questo nome cerca di comprendere all’inizio, ma poi organizza attività, offre possibilità: con 35 euro al giorno si può fare parecchio oltre un letto e un piatto di minestra. Ai migranti come ai residenti. In Sardegna, invece, come certificato da numerosi esponenti del settore, l’accoglienza dei migranti è all’anno zero. E si vede: perché mentre i rom (sì, gli ‘zingari’, come li chiama Mariani) passano ormai quasi inosservati (ci sono voluti 40 anni per trovare forme ancora traballanti di integrazione, per mano di Caritas, il braccio armato della Chiesa, non certo dello Stato), il numero dei migranti giunti sull’Isola rende impossibile non accorgersi delle dimensioni del fenomeno.
Ha scoperchiato una pentola, Mariani. Apriti, cielo. Quella del buonismo a costo zero, della misericordia un tanto al chilo con il prosciutto sugli occhi. Se abituo un uomo – non un ragazzino – a vivere di elemosina fuori dalle chiese (questo il succo del Mariani-pensiero), non cercherà mai un lavoro, non accetterà mai un’occupazione, nemmeno se gliela offriste su un piatto d’argento. Fate la prova con i ragazzi di colore che vi chiedono una moneta ad ogni semaforo. Non si può assistere inermi all’abbruttimento della gente. Lo stesso abbruttimento che si legge nei commenti all’editoriale di don Mariani.
Anni fa, quando a Cagliari un parroco molto vicino agli ambienti radical chic di certa sinistra organizzò in maniera scientifica una sollevazione popolare contro il suo trasferimento, ci fu un memorabile incontro nella chiesa di Sant’Eulalia. Nei banchi, in prima fila – con fare religioso, commosso e contrito, a contestare l’arcivescovo di allora, Giuseppe Mani – si schierarono affranti numerosi politici ed esponenti della intellighentzjia di sinistra: ex consiglieri regionali ed ex parlamentari del Pci che fu e un manipolo di intellettuali organici al più bieco pensiero anticlericale. Fu commovente vederli interpretare la parte delle vecchiette offese, specie quando il generale Mani li invitò a recitare qualche preghiera (che loro avevano dimenticato). Esattamente quello che sta accadendo ora: Mariani ha sollevato il velo sull’ipocrisia dominante, chi resta con le mutande all’aria protesta e attacca alla cieca, sputando sentenze su cosa dovrebbero fare gli uomini di Chiesa, senza mai averci messo piede se non per il battesimo (e in futuro per il funerale). Roba da sepolcri imbiancati.
Zaccheo
(admaioramedia.it)