E’ assordante il silenzio della Chiesa cagliaritana intorno alle prossime amministrative, in programma ormai tra quindici giorni nel Capoluogo sardo. Non che il vescovo Miglio brilli per clamorose prese di posizione su altri temi, ma chi si aspettava qualche indicazione anche blanda e sfumata sul tema è rimasto a bocca asciutta. Le occasioni non mancherebbero, ma il presule piemontese pare sempre più orientato a trascorrere senza scossoni l’ultimo anno che gli resta da fare sulla poltrona più alta della diocesi. D’altra parte, è difficile ipotizzare che diventi improvvisamente ciarliero un uomo rimasto in silenzio davanti all’arresto di uno dei suoi sacerdoti e al suo soggiorno dietro le sbarre per nove lunghi mesi in attesa di giudizio (e dunque tuttora presunto innocente) nonostante un Parkinson universalmente riconosciuto (è il clamoroso caso di don Pascal Manca, arrestato per un caso di presunte violenze sessuali su minorenni). E non è certo un cuor di leone un vescovo che al minimo stormir di fronde giudiziarie in quel di Gesico ha spostato frettolosamente il parroco (don Luca Pretta attende ancora dopo più di un anno un’adeguata sistemazione o un ritorno al paese delle lumache).
Ma le amministrative? In questi casi sarebbe tutto molto più semplice. Non c’è magistratura di mezzo: basterebbe – che so – una sorta di decalogo con cui orientare i fedeli, qualche pillola su alcuni argomenti ‘forti’. Un minimo sillabario con cui scegliere il candidato sindaco più amico – o almeno meno nemico – rispetto alle istanze di Santa Madre Chiesa. Non che manchi la confusione sotto il cielo di Cagliari, anzi. La materia del contendere, tra i cattolici, c’è eccome: basta far di conto. Dunque pronti con il pallottoliere: dei sette candidati a sindaco, ben due si professano apostolici, cattolici e romani. Di Paolo Matta – in corsa con una lista tutta sua – si sa da tempo: il giornalista del gruppo L’Unione Sarda ne ha fatta di strada, da quando faceva solo il chierichetto a Sant’Anna. Oggi è una tra le firme più anziane del suo giornale, e anzi di recente era stato confinato al web, prima dell’aspettativa forzata causa elezioni. Ai devoti cagliaritani pare non manchino i suoi articoli sulla Chiesa (si ricordano ancora di quando sparò sulle pagine del quotidiano la bufala dell’avvento sicuro di monsignor Sanguinetti al posto di Mani, poi sostituito da Miglio), ma nella corsa al Comune ci si è buttato dicono con il sostegno di una parte dei parroci (il fratello Franco è la guida di San Giorgio e Santa Caterina) e dell’Azione cattolica, in pratica il vecchio establishment. L’altro candidato ‘cattolico duro e puro’ è Alberto Agus: l’avvocato sassarese – a Cagliari da appena tre anni – aderisce al Rinnovamento dello Spirito e, ammaliato dalle sirene dei Giuristi per la vita, gareggia con molta convinzione ma pochissime possibilità. Con lui pezzi importanti delle comunità neocatecumenali di Cagliari, che lo sostengono – fatto davvero raro per la realtà fondata da Kiko Arguello – dal primo minuto, e il Movimento per la Vita (che schiera la presidente Maria Stella Leone). Dunque con lui starebbe una parte importante della Chiesa del Capoluogo.
Non quella che da tempo milita nel centrosinistra, da cercare questa volta nelle liste degli aspiranti consiglieri: non è un mistero che l’avvocato Fabrizio Rodin, in corsa come consigliere per la conferma a Palazzo Bacaredda con il Partito democratico, stia al caldo sotto l’ala di Marco Espa e dei focolarini ad esso collegati, mentre Matteo Lecis Cocco Ortu, l’altro ex rampollo del Pd, è un ex del Movimento eucaristico giovanile, i ragazzi dei gesuiti che militavano anni fa a San Sebastiano. Benedetta Iannelli, nello stesso partito, è invece la candidata – tutta nuova, alla prima esperienza politica – delle Acli. Dall’altra parte – lista Forza Cagliari (maschera elettorale del partito di Silvio e Ugo) – è riconoscibile il ciellino Roberto Mura, che pare goda del sostegno di Ugo Cappellacci e Giorgio La Spisa.
A dirla in termini storico-politici, anche limitandoci a questi pochi esempi ben riconoscibili, la diaspora dei cattolici cagliaritani è nei fatti. Buono – e opportuno – sarebbe allora indicare a chiunque vinca una sorta di istruzioni per l’uso. Ma il capo della diocesi cagliaritana – finora – si è ben guardato dal farlo. Molte le ipotesi che spiegherebbero il silenzio: una è il fatto che la Caritas, il potente braccio armato guidato da don Marco Lai, è tuttora sotto inchiesta giudiziaria, e dunque è inopportuno schierarsi e schierarla da una parte o dall’altra. O magari è tutto più facile: come diceva quello, “uno, il coraggio, non se lo può dare”.
Zaccheo
(admaioramedia.it)
8 Comments
webnauta59
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Vittoriano Guala
E se non tace ci sono un mucchio di ipercritici che si dolgono perché’ esprime un pensiero. Non se ne fa mai una giusta
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