Lo stato di salute della Chiesa sarda è certificato in un foglio A4, fatto circolare in modo virale nei giorni scorsi tra mail e chat di whatsapp. Vi si dice che don Mario Farci è il nuovo vescovo di Nuoro, mentre don Mauro Maria Morfino, attuale vescovo di Alghero-Bosa, diventa il nuovo arcivescovo di Oristano. Tutto è formattato secondo lo stile e i font dei comunicati pubblicati sul sito ufficiale del Vaticano per comunicare la nomina dei nuovi vescovi, e reca in calce – in perfetto stile – anche il curriculum dei nominati. Due ipotesi altamente verosimili, se non addirittura probabili: su RadioChiesa circolano da tempo anche questi due nomi tra i possibili episcopabili.
Peccato si tratti di un semplice quanto banale scherzo, di una improbabile fake news in salsa curiale in vista del rinnovo – ormai imminente – delle guide di tre delle diocesi più importanti della Sardegna: c’è infatti da sostituire Ignazio Sanna (Oristano), Arrigo Miglio (Cagliari) e Mosè Marcia (Nuoro). I primi due stanno arrivando a ruote sgonfie alla fine di una generosa proroga (compiono entrambi 77 anni a breve), il terzo – poco dopo aver compiuto i 75, pochi mesi fa – ha mandato a dire che non gradisce restare e di non provare neppure a prorogarlo. Il finto foglio di nomine – che solo dagli sprovveduti potrebbe essere catalogato come una boutade – è una polpetta avvelenata che a fatica nasconde la guerra fra bande che si consuma, ormai da anni, senza esclusione di colpi in alcuni settori della Chiesa sarda. Intanto, perché colpisce don Mario Farci, stimato docente della Facoltà teologica, tra i pochi ad avere davvero i titoli per ambire alla chiamata a vescovo, per la quale diversi suoi concorrenti farebbero carte false. Poi, per quella che somiglia ad una randellata data a don Mauro Maria Morfino, il salesiano che ben sta gestendo la diocesi algherese: uomo vicino alla gente e che indovina i tempi giusti per gli interventi pubblici, però non è ben visto dal clero cagliaritano.
Farci e Morfino – il primo non ha certamente mai chiesto nulla, il secondo può averci fatto un pensierino – escono così azzoppati nella corsa, colpiti dalla velina fatta circolare negli ambienti che contano, su su fino alle alte sfere. Fa sorridere che – nella caccia all’anonimo estensore scatenata tra i preti – ci siano anche i primi indiziati: facile, forse troppo facile, perfino ingenua l’ipotesi che ricondurrebbe tutto a un gioco tra studentelli della Facoltà teologica per vendicarsi del loro severo docente (Farci) per qualche brutto voto. Tanto da essere inverosimile. In realtà, come dicevano i latini, in cauda venenum, il veleno sta nella coda, ossia nel fatto che ad essere lasciata fuori dal ‘giochino del foglietto’ è proprio la diocesi più ambita, cioè Cagliari. Risiede qui, con ogni probabilità, la manina che ha fatto girare le azzardate previsioni. E’ nel Capoluogo che infatti si stanno consumando silenziosamente molte rese dei conti e posizionamenti prima della ‘dipartita’ di Arrigo Miglio, in agenda – al più tardi – per luglio. Il placido vescovo piemontese, passato indenne dalle tempeste perfette messe in moto in diocesi (una su tutte, quella su don Pascal, condannato di recente anche in appello), ha – di suo – raso al suolo qualunque iniziativa realizzata dal predecessore Giuseppe Mani, ma i suoi accoliti hanno fatto di peggio in questi anni.
La diocesi cagliaritana, ormai inesistente a livello sociale e in preda a strani familismi, è completamente afona sui problemi politici: semplicemente si accoda ai comunicati coniati su base regionale da qualche infiltrato in giacca e cravatta vicino alla massoneria. Sui pastori tace. Anche la campagna elettorale per le regionali ha visto Miglio recitare tiepidissimo il ruolo del super partes: non un criterio vero per decidere è stato fornito ai fedeli, solo una sfilza di vuote parole d’ordine che valgono per tutti e per nessuno dei candidati. Il bello è che gira voce che Zedda si stia illudendo del sostegno del Vescovo di Cagliari, invece totalmente inesistente, anche per lo scarso appeal con i fedeli (decisivo per la sua vittoria fu quello datogli da Mani, nella prima corsa a sindaco). Non è un mistero che Miglio non è mai stato amato in questi anni: non è uomo delle grandi passioni, e in questo è cordialmente ricambiato dai Cagliaritani.
E’ per conquistare il suo successore che la corte dei miracoli di Miglio sta sparando le ultime cartucce: gli indizi sparsi sul terreno portano dritti a Sant’Anna, quartiere Stampace, dove è parroco don Ottavio Utzeri, potente anche perché nominato da Miglio cancelliere della diocesi. Utzeri, a suo tempo segretario di Ottorino Alberti, conosce tutti i segreti della Chiesa cagliaritana, ne sa a memoria uomini e umori. Per chi si intende di Vaticano, ha tutte le carte in regola per ambire alla nomina a vescovo, se non a Cagliari, almeno a Nuoro. E’ il suo, il nome che rimbomba più spesso in questi giorni su RadioChiesa. Raffreddata, ultimamente, la pista don Marco Lai, il potente manager della Caritas che pare aver abbassato toni e pretese, come ad ogni cambio di vescovo, forse per mantenere il posto. Non è, invece, un caso che l’inutile passerella elettorale dei candidati a Governatore sia avvenuta proprio nella parrocchia di don Utzeri, per certificare – o quantomeno millantare – un ottimo rapporto con la società civile, oltre che con la cosiddetta ‘stampa cattolica’, mai così vivace come in questo periodo anche se sempre più a corto di copie stampate. La nomina di Utzeri (in una qualunque diocesi sarda) garantirebbe ai beneficiati di Miglio – se non di continuare a fare e disfare in diocesi – almeno di coprire quello che è stato fatto (poco), o meglio non fatto (molto), in questi anni. Comunque vada, a luglio si smonta tutto: iniziate a chiudere gli scatoloni.
Zaccheo
(admaioramedia.it)