Il visitatore profano sale a bordo della portaerei Cavour. Che senso ha che racconti la sua visita se è un profano, se cioè non s’intende di armamenti navali e via dicendo? Vediamo. La scorge da lontano, vede gli elicotteri a bordo, è ormeggiata – speriamo sia giusto scrivere così – dietro un’enorme nave da crociera. Al punto di informazione turistica, il visitatore profano chiede come sia raggiungibile la nave annunciata al porto di Cagliari. Non lo sanno. Il visitatore profano desidera aiutare lo sforzo bellico sul mare della sua amata Patria, suggerendo per la prossima visita di non informare solo i quotidiani locali della banchina d’ormeggio, ma anche i punti di informazione a terra: se si vuole fare un po’ di propaganda è sempre meglio differenziare i … barcarizzi.
Il visitatore profano arriva al valico autorizzato e il personale si premura di accodarlo subito, con altre sette persone, a un gruppo già entrato. Viene fatto salire su un pulmino, e vede sul sedile del guidatore il suo cappellino blu con scritto: Portaerei Cavour. Egli, il visitatore profano che legge e scrive del Trattato di Pace del 1947 prova un senso di liberazione: forse qualcosa di quella lontanissima sconfitta, che vietava le portaerei all’Italia, è superata. Poco però, perché con ottomila chilometri di coste da difendere, sarebbe opportuno cominciare ad impostare almeno una gemella del Cavour, per darle il cambio e farla distrarre ogni tanto, come faceva lo statista omonimo, che si concedeva delle pause di lavoro al famoso ristorante torinese del Cambio; il visitatore profano, ma che nella sua infanzia ha sentito spesso parlare di Regia Nave Duca degli Abruzzi, si appiglia anche a questi giochi di parole pur di poter scrivere della sua Marina Militare.
All’interno della nave viene proiettato un filmato informativo totalmente ignorato dal visitatore, che resterà ancora profano, ma visto che i filmati li guarda alla televisione e al computer, ora preferisce guardare dal vivo le saracinesche, i pavimenti, le scalette: queste sono bellissime perché non le percorrono i soliti marinai stranieri dei tanti film di guerra del dopo 1945, ma sono salite e scese da marinai italiani. Le scritte sono meno belle, solo in inglese. Perché? Per l’omogeneità nell’informazione voluta dalla Nato? Aggiungete la traduzione in italiano: non è vietato da nessuno, e se lo fosse, infrangete il divieto: al contribuente, che parla italiano, non dispiacerebbe.
Il lungo ponte di volo col suo rialzo finale dà il senso di una cosa seria. Si respira sale e tecnologia italiana di grandissimo livello ad un’altezza dal mare equivalente a un palazzo di cinque piani. Il sole di Cagliari aiuta a godere questa concretezza che abbiamo sotto i piedi e davanti agli occhi. Gli addetti ai due diversi modelli di elicotteri sono cortesi e opportunamente reticenti se il visitatore profano è improvvisamente preso dal desiderio di diventarlo meno in misura eccessiva. Non ci sono gli aerei. Li staranno utilizzando altrove? E qui il visitatore pensa che anche solo a limitarli tutti gli sprechi dei vari Governi succedutisi negli ultimi decenni, qualche soldo in più per non sguarnire mai del tutto dei suoi aerei Nave Cavour si sarebbe potuto trovare.
Si torna giù. Sempre col desiderio di cancellare dalla sua mente le stucchevolissime riprese di marinai stranieri eternamente felici nei loro vittoriosi alloggi del Novecento, il visitatore profano chiede di vederne uno della sua Marina. No. Se ne duole, ma non replica suggerendo di farlo in futuro per far amare di più ai civili le loro navi e i loro equipaggi. Lo scriverà. Cognomi di varie regioni scritti sulle divise incontrate. Cavour dev’essere contento. Non ha lavorato invano. Anche il visitatore è contento di ciò che ha visto, ma non dimentica che i chilometri di coste italiane da difendere sono ottomila, mentre il Cavour e il Garibaldi sono solo due. Quando gli omonimi hanno vinto avevano altri due compagni di lotta. Faranno presto navigare anche il Vittorio Emanuele II e il Mazzini? Il visitatore profano suggerisce almeno di cominciare a impostare il problema. I problemi. Petti di ferro, più forti del ferro che cinge queste navi… Ciao papà. Neanche tu hai combattuto invano.
Claudio Susmel – (da “Oblò”)
(admaioramedia.it)
One Comment
FaberSardo
La visita alla Portaerei Cavour al Porto di Cagliari raccontata da Claudio Susmel:
“A bordo molta Italia e poco… https://t.co/aKrNh2osvL