La cinquantunesima edizione del Vinitaly, che si tiene dal 1967 a Verona, è stata simbolicamente battezzata come edizione 50+1 ed ha registrato la visita di 128mila addetti, provenienti da 142 nazioni con oltre 30mila top buyer stranieri.
Ma, al di là dei numeri, che edizione è stata per le cantine sarde? Il padiglione numero 8, dedicato alla Sardegna, si presentava quest’anno sotto una veste del tutto rinnovata, restyling che è stato riconosciuto ed apprezzato anche dalle cantine presenti, in tutto una settantina: cantine storiche, alcune delle quali a loro volta rinnovate, ma anche diverse giovani cantine al loro esordio a Verona. In questo nuovo spazio, decisamente più snello e accogliente rispetto alle edizioni passate, si respirava soprattutto la consapevolezza di presentare al mondo vinicolo internazionale, seppure in piccole quantità (circa 790.000 ettolitri nel 2016) un prodotto esclusivo, decisamente legato in modo indissolubile al nostro territorio.
La kermesse internazionale è stata preceduta, sabato sera, da “OperaWine”, prestigioso evento giunto alla sesta edizione che, nella splendida cornice della sala del Palazzo della Gran Guardia nel centro storico di Verona, con la collaborazione della rivista internazionale “Wine Spectator”, seleziona e presenta i 100 migliori vini italiani e i loro produttori. La Sardegna ha ricevuto ben quattro menzioni con due eccellenze a base Carignano (“Barrua 2009” della cantina Agripunica e “Terre Brune 2010” della Cantina Santadi) e due a base Cannonau (“Turriga 2012” della cantina Argiolas e “Romangia 2007” delle Tenute Dettori). Per le nostre cantine un grande riconoscimento del duro lavoro effettuato con passione e della eccellente qualità di questi vini che ritraggono, non a caso, senza dubbio al meglio il ‘terroir’ della nostra Isola.
Domenica, nel quartiere fieristico, l’inaugurazione istituzionale ha dato poi il via al Vinitaly 2017, seguita immediatamente, come oramai da tempo, dal lunghissimo elenco dei vini premiati a vario titolo. È però oramai consolidato che questi premi non hanno grande effetto sul pubblico e soprattutto sui buyer stranieri i quali amano degustare vini con specificità e unicità dei territori che li producono. In questo senso la nostra Isola, per sua conformazione geografica e storica propone tantissimi vitigni autoctoni, il più alto numero in Italia, che localmente esprimono tipicità, territorialità della nostra terra. È motivo di grande soddisfazione presentare un vino a buyer internazionali potendo affermare “questo è un vino che rappresenta la mia isola, il mio territorio, nei profumi e nella sua essenza diventa riconoscibile e riconducibile alla mia Sardegna”.
I consumatori chiedono sempre più vini di qualità e legati al territorio di origine. Ai vini sardi non mancano certo i riconoscimenti, sotto forma di premi, nazionali o non, ma è poi necessario immettersi nel mercato mondiale, dove i nostri vini sono poco conosciuti, lottano con prezzi spesso elevati rispetto a tante identità riconoscibili e soprattutto non hanno una produzione sufficiente da soddisfare alcuni mercati. È importante proseguire con tenacia il lavoro che ha sempre contraddistinto il nostro popolo: cercare di realizzare prodotti unici, irripetibili fuori dal nostro variegato territorio, come la Vernaccia nella zona di Oristano, il Semidano nella zona mogorese, il Carignano che è espressione riconoscibile e di grande tipicità in tutto il Sulcis, il Cannonau apprezzato in tutto il mondo e che deve essere prodotto con l’identificazione del territorio e deve rappresentarlo all’interno della bottiglia. Ed ancora tanti altri: quali il nostro bianco per eccellenza, il Vermentino, prodotto anche in Liguria e Toscana, ma che in alcune zone costiere della Sardegna, soprattutto in Gallura, dona quelle note minerali e di sapidità uniche ed irripetibili. Ancora il Bovale Grande nel terralbese e il Bovale Sardo o “Muristellu” nel Mandrolisai, senza dimenticare il Nuragus, il Nasco e tanti altri.
Il ricco patrimonio vitivinicolo della Sardegna, che possiede il più alto numero di vitigni autoctoni, deve essere un punto di forza, una peculiarità che ci permetta, adeguatamente e consapevolmente sfruttata, di essere al centro di un modo enologico che premia le produzioni locali che rappresentano una specificità. Appuntamento al prossimo Vinitaly dal 15 al 18 aprile 2018.
Ferruccio Sabiucciu – Sommelier
(admaioramedia.it)