I conti della Giunta Pigliaru nella Vertenza entrate con lo Stato non tornano. E questa volta, conti alla mano, il danno è stato stimato in almeno 600 milioni di euro, risultato di un ‘accordo capestro’ con il Governo nazionale.
La storia racconta che lo Stato, dopo aver riconosciuto nel 2006 alla Sardegna maggiori entrate, sei anni dopo, però, cominciò a non versare quanto dovuto nelle casse isolane, dando vita ad una Vertenza entrate del valore di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Sempre nel 2012, lo Stato decise di trattenere ulteriori risorse spettanti alla Sardegna come concorso al risanamento della finanza pubblica ed alla riduzione della spesa sanitaria, trascurando che la Regione Sarda dal 2006 pagava di ‘tasca sua’ i costi di sanità, trasporto pubblico e continuità territoriale (come stabilito nell’accordo tra Renato Soru e Romano Prodi). Perciò, nel 2012, la Giunta Cappellacci presentò un ricorso alla Corte costituzionale sugli ‘accantonamenti in ambito sanitario’: “Se la Sardegna paga la spesa sanitaria con proprie risorse, non deve contribuire al risanamento della spesa sanitaria nazionale”, questa la ratio della decisione della Giunta di centrodestra.
Intanto, a Villa Devoto, arrivata la Giunta Pigliaru, l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci, si ergeva a principale artefice di un accordo che chiudeva la Vertenza entrate, ottenendo alcune concessioni sull’ampliamento della spesa (320 milioni) e sul Patto di stabilità, rinunciando però a tutti i ricorsi alla Consulta ed anche ad eventuali effetti positivi delle sentenze fino al 2017. Mesi dopo, a giugno 2015, arrivava la sentenza del medesimo ricorso presentato dalla Regione Valle d’Aosta (quello ritirato dalla Giunta Pigliaru): lo Stato restituiva ai valdostani gli accantonamenti relativi al triennio 2012/15 e li cancellava per gli anni futuri. Per la Sardegna, se il ricorso fosse arrivato a sentenza, avrebbe rappresentato 679 milioni 495mila euro, dei quali 500 immediatamente spendibili.
“E’ emerso il macroscopico errore del ritiro del ricorso – ha spiegato Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che ha ricostruito i rapporti fra Stato e Regione in materia di entrate e spesa sanitaria – che ha visto invece vittoriosa la Valle d’Aosta, secondo il principio costituzionale consolidato da numerose sentenze in base al quale le Regioni che pagano la sanità con ricorse proprie non devono concorrere alla spesa nazionale. Si tratta di soldi dei sardi che ci spettano, invece proprio la Giunta regionale che a parole si dichiara sovranista non è stata in grado di tutelare e difendere gli interessi del suo popolo. La Regione deve riaprire la vertenza con lo Stato”.
“La manovra dello Stato – ha aggiunto Il consigliere Ignazio Locci di Forza Italia – che si è abbattuta sugli Enti locali per la riduzione del debito pubblico vale 4.5 miliardi di euro per il periodo compreso fra il 2012 ed il 2019 ed ha colpito pesantemente la Sardegna che, in maniera del tutto illogica, paga due volte il sistema delle Autonomie, prima con le trattenute dallo Stato e poi con il fondo unico degli Enti locali, alimentato da risorse proprie. In pochi mesi gli enti locali sardi, a cominciare dalle Province, arriveranno al default finanziario. La Sardegna ha ricevuto dal Governo un ‘pacco’, infiocchettato dalla Giunta Pigliaru”.
Per Ugo Cappellacci, che da governatore presentò i ricorsi del 2012, “ritirarli è stato un gravissimo errore non solo perché la situazione della Sardegna era identica a quelle di altre Regioni a Statuto speciale, quanto perché, in una transazione come quella che (apparentemente) ha chiuso la vertenza entrate nel 2014, gli accordi si fanno considerando anche le speranze di vittoria in contenziosi aperti; nel caso della Sardegna più che speranze erano certezze. Eppure, l’assessore Paci in Aula fece una lezioncina sull’accordo, convinto di avere la verità in tasca, dimostrandosi invece incapace ed arrogante”. (fm)
(admaioramedia.it)