In Sardegna sono presenti oltre 250.000 abitazioni vuote, che costituiscono il 28% del patrimonio edilizio. Sono ubicate, in genere, nei centri storici.
Attualmente, sussistono 143 centri e nuclei abitati con meno di dieci abitanti, con un patrimonio abitativo non utilizzato di circa 5.000 case. Nei 307 piccoli insediamenti con popolazione compresa tra 10 e 49 abitanti risultano non utilizzate ben 17.000 costruzioni. Eppure, questi luoghi rappresentano la storia, l’architettura, le tradizioni, la cultura del nostro popolo. Oggi, il protagonista di tali località è il silenzio. Zero rumore e tanta pace.
Ad Anghiari, in provincia di Arezzo, hanno istituito l’Accademia del silenzio: uno spazio dove il tempo ed il silenzio sono considerati due beni di lusso. Che bisogna recuperare. In Sardegna, certamente, non si registrano i ritmi frenetici e stressanti delle città. E, forse, neanche l’inquinamento. Però è necessario il recupero e lo sviluppo dei nostri borghi.
Questi paesi fantasma, questi villaggi abbandonati, contrariamente all’aspetto esteriore, custodiscono peculiarità strutturali, funzionali ed estetiche che sono uniche. Basti pensare alla capacità ed all’ingegnosità dei nostri antenati di superare le asperità dei territori dove costruivano gli insediamenti. Che venivano utilizzati al meglio e mai deturpati. A differenza di come avviene troppo spesso. Una legge nazionale (158 del 2017), promuove il recupero anche di queste realtà. Il turismo sardo non può essere fatto di solo mare. Ha bisogno anche della valorizzazione del patrimonio dei borghi trascurati. Che sono veri monumenti.
Giorgio Fresu (da “Tepilora.info”)
(sardegna.admaioramedia.it)