Un giorno mio nonno mi chiese di cosa volessi occuparmi finito il corso di studi: “Fenomeni alluvionali e frane”, risposi convinto. Iniziò a raccontarmi di quando, nel 1971, rientrando da Burcei scampò per miracolo all’alluvione del rio S’Ollastu-Picocca. Raccontava di una pioggia incessante che oscurava il cielo, caduta per giorni, e della piena che improvvisamente arrivò in tarda serata da Burcei a San Priamo. Nei giorni seguenti, andai a vedere la quantità di pioggia giornaliera caduta e misurata del pluviometro Monte Acuto per quell’evento: 450mm in 24 ore. E mi tornò in mente la stranezza delle parole del nonno e di come non conoscesse il termine “bomba d’acqua”, usando quello più semplice di “pioggia” (“pariada arruendidendi su chelu”, diceva). Che strano uomo… Ancora più strano: non imprecava contro la natura e i suoi disastri ambientali, facendomi presumere una totale assenza di coscienza ambientalista e stupendomi di come avesse ritrovato la strada di casa senza le Linee guida regionali, in assenza di piani stralcio dell’Autorità di Bacino e senza neppure rivolgersi alla consulenza dell’Università. Uomo davvero strano e singolare… Io, dall’alto della mia laurea e dei miei corsi di perfezionamento con tanto di borsa di studio al seguito, non avrei sicuramente fatto meglio.
Accantonato il mio ricordo, credo sia il caso di tornare a chiamare i fenomeni naturali e gli accadimenti con il proprio nome, evitando spettacolarizzazioni e strumentalizzazioni. Le piogge, talvolta, cadono di forte intensità e in tempi ridotti (meno di 24 ore), gli eventi alluvionali sono sempre accaduti e accadranno ancora. Il fatto strano è che i fiumi Nilo e Tigri per i popoli di Egitto e Persia erano una risorsa, per noi, uomini del futuro, il Cedrino e il Flumini Mannu rappresentano un problema piuttosto serio. Pertanto, è utile capire cosa (non) è stato fatto e cosa c’è da fare. Innanzitutto, sono stati realizzati tre piani stralcio (Pai, Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico; Psff, Piano Stralcio Fasce Fluviali; Pgra, Piano gestione delle Alluvioni). Il Pai ha avuto il pregio di attuare una prima perimetrazione delle aree a pericolo di inondazione e da frana e di porre l’attenzione sul dissesto idrogeologico; il Psff non tratta il pericolo da frana e in molti settori della Sardegna contraddice il Pai (Uta docet); il Pgra è la riproposizione del secondo e risulta essere incompleto per l’assenza della catalogazione degli eventi a prevalente trasporto di notevoli quantità di sedimento (eventi tipo quelli di Villagrande e Capoterra).
Sono state emanate anche alcune direttive: per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza dei canali di guardia esistenti e per la manutenzione degli alvei e la gestione dei sedimenti. Sulla base di queste sono finanziate opere, ma senza un'unica regia regionale. E' stato dato incarico all’Ente Foreste per la manutenzione dei corsi d’acqua, ma a tutt’oggi non risultano azioni. Non sono state individuate opere ed interventi prioritari, che portino ad un miglioramento delle complessive condizioni di sicurezza. Per esempio: l’asportazione del materiale solido presente nei fiumi, che provoca il restringimento della sezione utile allo smaltimento della piena (il pensiero va al Flumini Mannu a Decimomannu e Uta); l’apertura delle foci fluviali, che deve essere fatta a inizio anno idrogeologico (massimo ad ottobre), fondamentale per evitare che una piena venga rigurgitata a monte (si pensi a tutti i corsi tributari del Tirreno che hanno nelle vicinanze villaggi e campeggi, per esempio Rio Solanas e Rio Geremeas); manutenzioni fluviali a cadenza temporale ben definita (a tutt’oggi esiste un solo Comune in Sardegna che ha un piano di manutenzione fluviale); la definizione della distanza di rispetto dei corsi d’acqua per la realizzazione di fabbricati e case (oggi si è fermi ai 10 metri secondo il Regio Decreto 523 del 1904 e 50 metri per il Pai); l’istituzione del servizio di polizia idraulica con funzioni di controllo e sorveglianza dei corsi d’acqua; la promulgazione di una legge regionale sulla difesa del suolo a salvaguardia dei fiumi identificati come ecosistema funzionale all’ambiente e non come discarica.
In definitiva, occorre una politica attiva di difesa del suolo concertata da chi lavora con esperienza e conoscenza dei fenomeni alluvionali e diretta da amministratori capaci di vedere nella difesa del suolo la salvaguardia e il miglioramento della vita umana e non alla ricerca di facile consenso.
Uranio238
(admaioramedia.it)
3 Comments
Gio Vanna
Gio Vanna liked this on Facebook.
Rosalba Serra
Rosalba Serra liked this on Facebook.
Bruno Desogus
Bruno Desogus liked this on Facebook.