E’ stato aggiornato fino a sabato 14 novembre con “gli scopi di questo piccolo spazio virtuale”, firmati da Torquato Torcipapera: “Abbiamo aperto il blog allo scopo di segnalare svariati pericoli incombenti sulla vita culturale isolana. In particolare, un uso spregiudicato delle risorse pubbliche destinate alla conservazione e fruizione di ciò che passa comunemente sotto la categoria ‘bene archeologico’. Raccomandiamo di non considerarci paladini di alcuna parte in gioco. Colgo l’occasione per ringraziare quanti ci accusano di diffondere marciume: fa sempre piacere ricevere un riconoscimento così appropriato dai nostri estimatori”.
L’eco dell’Untore è un blog, scritto in forma anonima e perciò allocato su server stranieri, che da oltre un anno (il primo articolo è del 21 settembre 2014, anche se l'attuale è il secondo indirizzo internet occupato) si dilettava a criticare, insultare, diffamare un numero imprecisato di persone: soprattutto archeologi e studiosi, ma anche giornalisti, professori e politici. Articoli che avevano generato la rabbia e l’indignazione delle vittime, ma soprattutto una decina di querele per diffamazione sulle quali ha indagato la Polizia postale. Poi, la clamorosa svolta: secondo gli investigatori il gestore del blog sarebbe il 62enne cagliaritano, residente a Torino, che nei giorni scorsi si è costituito alla Polizia cittadina perchè ricercato dopo aver accoltellato due persone nel capoluogo piemontese. Proprio nell’abitazione torinese della sua convivente è stato recuperato il pc dal quale sarebbe stato inserito un articolo che sbadatamente non era stato ‘protetto’, consentendo di individuare l'Ip che contraddistingue il computer utilizzato. Tra i precedenti dell’uomo, viene segnalato anche il traffico illecito di reperti archeologici, che giustificherebbe il tema preferito del blog. E’ però evidente, vista la mole di informazioni e di aggiornamenti, che il cagliaritano non fosse l’unico a scrivere nell’Untore e gli pseudonimi utilizzati sono tanti e fantasiosi: oltre Torquato Torcipapera, Demetrio Senzanima, Vera Farina, Nonna Laetitia, Rokko Nieddu, S. Irbo ed altri. Autori sempre ben informati su normative, circostanze e dettagli, tanto da far pensare anche a qualche nome eccellente tra i suoi misteriosi collaboratori.
Tra le prime reazioni, quella della Fondazione Nurnet – La rete dei nuraghi, tra le vittime più gettonate dell'Untore: “Un calderone di diffamazioni gratuite e anonime reiterate – ha detto Nicola Manca, presidente della Fondazione – Nurnet ed alcuni suoi esponenti sono stati il bersaglio principale dell'anonimo diffamatore, non ha mai replicato a nessuna delle diffamazioni ma ha preferito confidare nella professionalità dei Magistrati e degli Ufficiali di Polizia giudiziaria. La strategia ha pagato con un risultato straordinario che ha fermato un meccanismo perverso che per oltre un anno ha incusso in molti intellettuali che condividevano gli obiettivi di Nurnet, il timore di subire la stessa diffamazione da parte degli anonimi”.
Poi, l’accusa verso chi avrebbe suonato la grancassa all’Untore: “Meritano riprovazione gli attestati di stima forniti all'anonimo diffamatore tanto da alcuni giornalisti come da esponenti di primo piano dell'archeologia sarda. A tale proposito, non può certo passare inosservata l'assidua corrispondenza con l'anonimo diffamatore da parte di personalità come Mario Galasso o di importanti funzionari della Soprintendenza Archeologica come Rubens D'Oriano, così come anche di altri esponenti dell'archeologia e della cultura sarda, almeno fino quando la diffamazione non ha colpito anche loro. E' l’ennesimo esempio di come la Sardegna stia cambiando e di come sia finita l'epoca dei muretti a secco. Anche se fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, oggi il tonfo l’hanno sentito tutti”. (red)
(admaioramedia.it)
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