Si alza la polemica sull’aumento della tassa regionale per il diritto allo studio universitario, deciso dalla Giunta Pigliaru: 62 euro per l'anno accademico in corso, che passeranno ad un totale di 140 euro per il prossimo.
L’assessore regionale della Pubblica istruzione, Claudia Firino, ha provato a difendere il provvedimento: “L'adeguamento della tassa regionale non è una scelta della Giunta regionale, ma un obbligo di legge a cui la Sardegna provvede per ultima, con un ritardo di oltre 2 anni.”
“Fino all'ultimo abbiamo lavorato per ottenere una deroga che ci è stata negata – ha aggiunto l’Assessore – La Sardegna mantiene comunque le tasse universitarie più basse d'Italia e i maggiori introiti delle tasse finanzieranno all'incirca nuove 600 borse di studio Ersu. Prevediamo di rafforzare, nella Finanziaria, il sistema degli esoneri, già molto più ampio rispetto a quello vigente in sede nazionale.”
Ma gli studenti di Unica 2.0 non si fanno convincere e rilanciano: “Non condividiamo la linea adottata dalla Giunta: è la Regione Sardegna che deve impegnarsi e investire per il diritto allo studio, al fine di garantire a tutti gli studenti idonei di godere della borsa di studio. Non può passare il messaggio che tale azione sia da considerarsi come intervento in favore del diritto allo studio. Inoltre – prosegue la nota degli studenti – riteniamo inappropriati il modus ed i tempi che hanno portato all'aumento: per consentire a tutti gli studenti di adempiere con serenità agli oneri economici, nei quali si incorre al momento della iscrizione alla Università, sarebbe stato opportuno informare o provvedere all'aumento a inizio anno accademico e non ad inizio 2015. Con un tale ritardo inoltre non sarà possibile rendere questa tassa proporzionale al reddito, né rateizzarne il pagamento.”
Infine, un vero atto d’accusa verso la Giunta: “E’ incoerente adeguare l'importo delle tasse pagate dagli studenti , senza provvedere a rendere conformi allo standard nazionale anche le borse di studio che vengono erogate dall'Ersu, queste infatti sono di quasi 2.000 euro inferiori all'importo nazionale stabilito dal DM n.553 del 14/07/2014.”
A dar manforte agli studenti, arriva il rettore dell'Università di Cagliari, Giovanni Melis: “Non comprendiamo come mai sia stata presa questa decisione senza prima consultare l’Università. Si tratta poi di un aumento deciso ad anno accademico in corso, che dunque ricade sulle spalle di famiglie che hanno deciso di iscrivere i propri figli sapendo che l’importo di questa tassa ammontava alla metà. L’applicazione dell’aumento era stata sospesa dalla precedente Giunta in attesa di chiarimenti da parte del Ministero, ma soprattutto concordando con noi sulla necessità di non aumentare le tasse in un momento di seria difficoltà economica per la Sardegna. Infine, è una mossa che non aiuta lo sforzo che, come Ateneo, stiamo facendo con nostri fondi per consentire l’accesso agli studi universitari agli studenti meno abbienti, come i figli di cassintegrati, lavoratori in mobilità e di chi improvvisamente ha perso il lavoro.”
Quindi, scelta obbligata o decisione incomprensibile? Se lo chiede Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale: “Chi ha ragione? Intanto, tra vedere e non vedere, la Giunta Pigliaru opta per l’aumento e, dopo aver colpito le imprese con l’incremento dell’Irap previsto in Finanziaria, prende di mira gli studenti e le loro famiglie. E dire che nel programma del presidente si puntava sulla scuola e sull’Università. Forse pensava solo al corpo docente e non anche agli studenti?”
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)