Se un politico non riesce a cogliere il malumore che s’innalza unanime dal popolo che dovrebbe governare, difficilmente potrà guidare un cambiamento sempre più necessario. Se questo politico, poi, è il Presidente della Regione Sardegna, che ha abdicato allo Statuto Speciale della sua terra, per volontà renziane ed europee, ricevendo in cambio un sonoro schiaffo, ha un’unica conclusione da trarne: salutare ed andare a casa.
Ieri, in occasione del referendum costituzionale, il Popolo Sardo ha mandato un segnale inconfondibile alla sua classe dirigente, e lo ha fatto con una mobilitazione straordinaria e con un voto quasi unanime. Quel voto esprime tutto il malessere e la mancanza di prospettive, esprime il disgusto verso la propria classe dirigente che, prona davanti alle scelte centraliste, non ha esitato a mettere in dubbio il proprio Statuto Speciale. Esprime timore verso le scelte fatte nella sanità pubblica sarda, verso la politica dei trasporti e, non ultimo, verso la totale accondiscendenza verso la gestione dell’immigrazione senza regole.
Non comprendere questo significa essere avulsi alla realtà che i Sardi vivono ormai da tempo. Il voto del 4 dicembre non è stato solo un ‘no’ alla Riforma Costituzionale, è stato anche un ‘no’ al Governo Regionale e a chi pensava ancora ai Sardi come “pocos, locos y mal unidos”. Da qui si deve ripartire, con la schiena dritta, fieri del nostro Statuto e chiedendo le dimissioni di questa Giunta lontana dai Sardi.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)
One Comment
Roberto Casula
questa è una considerazione pienamente condivisibile..!! questo “presidente” della regione sarda è penosamente servo del governo Renzi e vergognosamente lontano dal popolo che dovrebbe servire e che lo ha eletto..a questo punto dovrebbe alleggerire noi Sardi della sua presenza e dare le dimissioni…