Onorevole Ministro , abbiamo appreso della Sua visita presso la Casa reclusione di Isili, una colonia che insieme a quelle di Mamone ed Is Arenas potrebbero rappresentare il vero fiore all’occhiello per l’Amministrazione, sia in termine di attività risocializzanti che economiche, il condizionale è d’obbligo viste le grandi possibilità che potrebbe concedere il vasto territorio, purtroppo ancora poco sfruttate.
Avremmo voluto porle alcune riflessioni in proposito ma purtroppo riteniamo che abbia perso una ottima occasione per confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori e, magari, conoscere le vere difficoltà che allo stato attuale riscontra il personale di Polizia penitenziaria. Avrebbe avuto modo di avere un confronto con i rappresentanti sindacali che sono anche lavoratori che dividono con il personale che rappresentano, gioie (purtroppo troppo poche) e soprattutto dolori. Questo purtroppo viene ignorato troppo spesso dai vertici di un’Amministrazione sempre più distante dalle reali esigenze della Polizia penitenziaria e del sistema penitenziario sardo. Ci sarebbe piaciuto fornirle delle proposte per cercare di migliorare le condizioni lavorative del personale, perché avrà certamente constatato la precarietà dell’organizzazione penitenziaria sarda, avrà constatato che diversi Istituti sono ancora privi di dirigenti in pianta stabile, privi di funzionari che potrebbero svolgere l’incarico di comando, mentre nei luoghi extra penitenziari che noi definiamo ‘palazzi del potere’, i funzionari abbondano in maniera spudorata. Oltre alla carenza oggettiva di agenti non possiamo non denunciarLe una gestione della regione e degli Istituti assolutamente inadeguata. La Polizia penitenziaria continua stoicamente ad assicurare l’impossibile per svolgere un turno di lavoro e, spesso tali sforzi, non impediscono ripercussioni psicologiche, disciplinari ed a volte giuridiche per colpe che oggettivamente dovrebbero ricadere sui vertici dell’Amministrazione.
Probabilmente nessuno le avrà raccontato i disagi, le difficoltà che vivono gli agenti soprattutto nelle sezioni o in occasione delle traduzioni. Immaginiamo che le abbiano dipinto un isola penitenziaria felice, dove non succede nulla di eclatante e la gestione della res pubblica è conforme ai dettati costituzionali. Noi abbiamo invece alcune cose da raccontarle e visto che ha ritenuto di non sostenere un confronto diretto, lo facciamo anche se in forma riassuntiva, tramite questa missiva.
Pochi giorni prima del suo arrivo sono andati in scena gli ennesimi episodi di violenza nell’Istituto di Uta, che mantiene il triste primato nella penisola per numero di eventi critici, due camere di pernottamento letteralmente distrutte da un detenuto magrebino che ha sradicato un termosifone usandolo come arma. Un altro che ha creato il panico in ospedale esterno cittadino, staccandosi la cannula dal braccio e schizzando volutamente il sangue sul volto degli agenti che, eroicamente, sono riusciti ad evitare potesse aggredire gli altri pazienti dell’ospedale. Ci piacerebbe pensare che per un momento provasse ad immedesimarsi in un agente che rientra dalla propria moglie e dai propri figli dopo essere stato schizzato con del sangue e dopo avere avuto una colluttazione per evitare un evento tragico. Sono momenti in cui la frustrazione e lo sconcerto prendono il sopravvento, si sente solo, abbandonato dalle Istituzioni che dovrebbero invece evitare tali umiliazioni. Eppure l’Amministrazione da cui dipende potrebbe metterlo in condizioni di avere strumenti e mezzi per salvaguardare la propria incolumità ma probabilmente per i vertici non è la principale priorità. Ci ha colpito in proposito un commento di un agente intervenuto nell’episodio citato e vogliamo riportarlo per cercare di stimolare quanto meno una riflessione : “Siamo andati in ospedale a dare una mano ai colleghi, erano abbandonati al loro destino, se il detenuto avesse causato danni alle persone sarebbero stati additati da tutti ed avrebbero pagato per questo. Quando le altre forze di polizia intervengono usano tutte le precauzioni, noi siamo andati armati solo di parole per cercare di portare a termine l’opera di convincimento….” E allora Onorevole Ministro noi pretendiamo che la Polizia penitenziaria non debba continuare a subire aggressioni, schizzi di sangue, sputi in faccia, lanci di escrementi così come non deve subire inadeguatezze gestionali che violano i diritti sanciti dalla Costituzione. Potremmo continuare all’infinito a citare tanti, troppi episodi simili, se non peggiori, avvenuti nell’Istituto di Sassari, dove sono stati allocati detenuti ex capi mafia insieme a terroristi islamici e detenuti fortemente psichiatrici, creando così un mix esplosivo. Paradossale il fatto che il Dipartimento non abbia ancora inviato un funzionario comandante, crediamo rappresenti l’emblema della scarsa considerazione dell’Amministrazione centrale e del Governo per gli Istituti della Sardegna.
Non possiamo, infine, non citare le gravi difficoltà che devono affrontare gli agenti di Tempio, Oristano e Nuoro dove l’utenza di spiccato livello criminale imporrebbe adeguati livelli di sicurezza che non vengono garantiti, determinando un rischio concreto sulla sicurezza dei lavoratori. Rappresenta una mala gestione senza precedenti e lo diciamo senza mezze misure e senza paura di smentita! Solo grazie al personale di Polizia penitenziaria, la Sardegna penitenziaria non è sprofondata, ma questo non potrà avvenire ancora a lungo se non arrivano interventi concreti. L’Amministrazione penitenziaria sarda sta mostrando a nostro avviso inadeguatezza, vengono realizzati degli ordini di servizio praticamente irrealizzabili per disciplinare i processi lavorativi del personale e poi vengono elevati procedimenti disciplinari nei confronti di chi cerca eroicamente di svolgere l’impossibile. Auspichiamo che la Sua visita non sia una passerella inconcludente, vorremmo che determinasse una svolta positiva anche con provvedimenti di avvicendamento, se necessario, nei confronti di quei dirigenti responsabili della grave situazione in cui versa il sistema penitenziario sardo.
Uilpa (Uil Polizia penitenziaria)
(admaioramedia.it)