La norma sulla tutela della salute umana e dell’ambiente nei poligoni militari, che rende attuabile la legge proposta dal deputato Gianpiero Scanu, è un atto importante a sostegno dei lavoratori impiegati nelle basi militari della Sardegna.
La Cisl sarda, in alcuni documenti sindacali (2011, 2012, 2015), si poneva l’esigenza di riqualificare le ragioni della presenza militare contemperandole con la necessità di una maggior trasparenza sui dati relativi alle attività che si svolgono nei poligoni, soprattutto in ragione delle possibili ripercussioni negative sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Il riferimento normativo sicuramente deve rilanciare il dibattito sulla presenza militare nell’Isola, quindi anche con il ruolo dei lavoratori impiegati nel sistema difesa regionale che conta, solo rispetto al personale civile, 1.101 operatori diretti più l’indotto caratterizzato da centinaia di società del sistema privato.
Da anni richiamiamo l’attenzione delle istituzioni sulla duplice valenza strategica delle ‘servitù militari’. Innanzitutto per il lavoro svolto dentro tali perimetri, quindi per l’impatto sociale ed economico che questo determina; inoltre per la necessità di armonizzare le implicazioni di natura ambientale rispetto alle quali la Cisl continua a perseguire l’idea di ricreare in tali siti e nelle zone circostanti condizioni ottimali attraverso opere di ripristino e bonifica e di eliminazione dei rischi nocivi oggi recuperati dalla legge. Questa orientamento trova conforto nella stessa disciplina dell’Istituto delle servitù militari che tende a contemperare interesse primario della difesa nazionale e corretta gestione del territorio.
Ai fini del sostegno al territorio sembra importante perseguire l’ipotesi di investire quanto prima sull’Isola in termini di sviluppo rispetto alla ricerca su segmenti di sperimentazione ad alto valore aggiunto (dalle ricerche sui droni e sugli aerei senza pilota fino alle ricerche in campo aerospaziale da mettere in campo anche attraverso possibili accordi di programma fra Stato, Regione, Università e Distretto Aerospaziale) non trascurando il potenziale occupazionale di ambiti come quello delle bonifiche, dello smaltimento degli inerti in esse prodotti, della stessa manutenzione dei quasi 200 immobili appartenenti al demanio militare. Una strategia da rifondare per davvero sulla prospettiva di un ‘uso duale’ delle servitù militari finalizzata a valorizzare il loro potenziale nell’attrarre investimenti di valore soprattutto sul fronte della ricerca ed innovazione e capaci di implementare la forza lavoro impiegata.
Particolarmente importante la questione rilanciata dalle ‘legge Scanu’ rispetto alla necessità di rinnovate misure risarcitorie e compensative della presenza militare sui territori di competenza degli Enti locali sui quali sono andati a incidere i ritardi nell’erogazione degli indennizzi di cui la norma fissa nuove regole. Aspetto anch’esso recuperato dalla legge che con l’emendamento dei parlamentari sardi, Lai, Cucca e Uras, individua sulla norma di stabilità le risorse a sostegno del provvedimento. La ‘norma Scanu’ dovrà aiutare a salvaguardare il sistema lavoro delle basi militari della Sardegna. Stato e Regione su quest’ultimo tema sono chiamate ad un confronto supplementare con le organizzazioni sindacali sarde per tutelare e allargare la forza lavoro nell’Isola.
Ignazio Ganga – Segretario generale Cisl
(admaioramedia.it)