“A volte non è solo l'Europa a volerci male. Spesso a essere matrigna è la Regione che prima approva le leggi per dare i contributi e poi, quando l'Europa dice che quelle norme violano le regole sulla concorrenza, si costituisce subito in giudizio per chiedere contributi che aveva autorizzato”. E’ il commento del coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, e del rappresentante del Centro studi, Roberto Frongia, sulla vicenda che riguarda la legge 9, che nel 1998 aveva riconosciuto la possibilità agli albergatori di ottenere contributi per cofinanziare opere di ristrutturazione e ampliamento delle strutture al fine di riqualificare l'offerta turistica. Poi, completato l’iter di approvazione, la Regione pubblicò il primo bando e nel 2002 ventotto imprenditori ottennero i finanziamenti. Due anni dopo, però, Bruxelles avviò un procedimento di indagine formale per aiuti di Stato e, con la Decisione C(2008)2997 del 2 luglio 2008, la Commissione europea ha dichiarato l'incompatibilità con il mercato comune degli aiuti concessi e l’obbligo di restituzione da parte delle imprese beneficiarie. Dopo aver esperito qualsiasi tentativo giuridico-amministrativo, gli albergatori sono stati condannati dal Tribunale civile di Cagliari a restituire i contributi ottenuti tredici anni fa, con l’aggiunta degli interessi a partire dal 2002: per un totale di 35 milioni di euro. La maggior parte delle strutture sono nella provincia di Sassari (Alghero, Sorso, Valledoria e Sassari) ed in Gallura (Arzachena, Santa Teresa e San Teodoro), ma anche Quartu Sant’Elena, Villasimius, Arbus ed altre località turistiche.
"La legge regionale – hanno spiegato Cossa e Frongia – imponendo un periodo di apertura non inferiore ai 7 mesi, si prefiggeva appunto lo scopo di creare le condizioni economiche per l’incremento del periodo di apertura affrontando un rischio che, in assenza di incentivi, nessuna impresa, in quella fase, si sarebbe mai assunto. Difatti, in mancanza di un sostegno economico iniziale, le stesse imprese non sarebbero state in grado di affrontare i maggiori costi. Molte delle strutture, e la stessa Regione Sardegna, hanno fatto ricorso alla Corte di giustizia europea e all’Autorità giudiziaria italiana al fine di evitare la revoca dei benefici. La Regione Sardegna, e i suoi Uffici, si è però caratterizzata per una peculiarità: mentre presso i Magistrati comunitari ha difeso le imprese, contrariamente, presso i giudici italiani ha difeso l’operato della Commissione, incidendo enormemente in senso negativo sulle decisioni del giudice italiano che ha rigettato le domande degli imprenditori sardi. Un atteggiamento schizofrenico che meriterebbe un approfondimento sul piano giuridico. Emerge anche in modo evidente da tutta la vicenda l’esistenza di atti e comportamenti della Regione tali da indurre gli operatori a confidare nei benefici anche in presenza dell’avvenuto inizio dell’investimento e per le opere già eseguite”.
“Con la revoca dei contributi, la Commissione europea, non tenendo conto delle considerazioni espresse dall’Amministrazione regionale nell’ormai lontano 2004, sta decretando la fine di quelle imprese che con coraggio avevano incrementato il periodo di apertura delle strutture ricettive creando occupazione – hanno concluso i due esponenti dei Riformatori – Infine, l’amara considerazione è che la Commissione, ancora una volta, dimostra di non tenere in alcuna considerazione il gap fisico-geografico sofferto dalla Sardegna rispetto alle restanti regioni d’Europa. Gap che impedisce alle imprese e famiglie sarde di avere le stesse opportunità delle restanti imprese europee e viola con evidenza il principio di uguaglianza tra i cittadini europei". (red)
(admaioramedia.it)
5 Comments
Alessandro Lecca
Alessandro Lecca liked this on Facebook.
Gabry Caboni
Gabry Caboni liked this on Facebook.
Gio Vanna
Gio Vanna liked this on Facebook.
Chris Chris
Chris Chris liked this on Facebook.
Alessio Tosi Orrù
Alessio Tosi Orrù liked this on Facebook.