In quest’autunno, ricorre un anniversario importante per la storia sarda, denso di conseguenze, che risale a tre secoli fa ed inserirà la Sardegna nella storia politica ed istituzionale italiana.
Sino ai primi del XVIII secolo, l’Isola era uno dei tanti possedimenti del Re di Spagna, territorio ‘ereditato’ dai sovrani catalano aragonesi che l’avevano tolto ai Pisani tra il 1323 ed il 1326, completandone la conquista nel XV secolo. La morte senza eredi dell’ultimo sovrano iberico di casa Asburgo, Carlo II, aprì una crisi di portata europea e non furono pochi i concorrenti all’occupazione del trono rimasto vacante: un nipote del Re Sole, Filippo d’Orléans, mise le potenze confinanti di fronte al fatto compiuto, stabilendosi a Madrid. Cessava così quella situazione di equilibrio che aveva visto Francia e Spagna fronteggiarsi: nella loro alleanza, ora, esse costituivano una minaccia, per esempio per l’Olanda e la Gran Bretagna. Scoppiò quella che ora ricordiamo come Guerra di Successione Spagnola: gli Stati contrari a Filippo riuscirono a porre sul trono di Spagna un principe austriaco, Carlo, che si installò a Barcellona.
I due rivali si combatterono nella penisola iberica e non solo, e nel 1708 una flotta mista anglo olandese bombardò Cagliari e consegnò la Sardegna al sovrano di Barcellona. Nel frattempo, a piccoli pezzi, anche altri territori venivano tolti a Filippo, cui nel 1713 il Trattato di Utrecht concesse però la Corona di Spagna, perché Carlo, diventato Imperatore nel 1711, tornò a Vienna, unendo ai suoi possedimenti i Paesi Bassi, il Regno di Napoli ed il Ducato di Milano. La Sardegna fu nominalmente assegnata alla Baviera, ma questa imposizione rimase lettera morta, perché Carlo non ne firmò l’accettazione, mantenendo nell’Isola una guarnigione, composta perlopiù da ufficiali e soldati a lui fedeli… spagnoli puro sangue.
Filippo V non tardò ad organizzare un contrattacco tra agosto e novembre 1717: approfittando del fatto che l’Impero era impegnato nei Balcani contro i Turchi (in quell’anno ci fu la riconquista cristiana di Belgrado) e fingendo di organizzare una spedizione in Adriatico, si inviò invece proprio nel sud della Sardegna una flotta che, sbarcate delle artiglierie da assedio bombardò il Castello di Cagliari e lo ridusse alla resa. Il Vicerè ‘asburgico’ riuscì rocambolescamente a rifugiarsi ad Alghero, ma ben presto, con una marcia di poche settimane, il piccolo corpo di spedizione poté occupare l’intera Isola. L’anno dopo partì un’altra flotta, più potente, che tolse invece la Sicilia a Vittorio Amedeo II di Savoia, che dal 1713 ne era diventato Re.
A questo punto ben 4 potenze (Gran Bretagna, Olanda, Impero e persino quella Francia che aveva appoggiato inizialmente Filippo) reagirono con energia per impedire ulteriori violazioni del Trattato di Utrecht: la Guerra della Quadruplice Alleanza. Un corpo anfibio anglo austriaco distrusse una squadra spagnola presso Capo Passero, e riprese la Sicilia. Nel 1720, Filippo V firmò il Trattato dell’Aja, con cui tra l’altro, Vittorio Amedeo e Carlo si ‘scambiarono’ le isole di cui erano stati Re per pochi anni: è da allora che la storia della Sardegna si è legata a quella della monarchia sabauda e poi dell’Italia unita.
Paolo Cau
(admaioramedia.it)