Con non pochi sospiri di sollievo da parte della maggioranza e dello stesso presidente Pigliaru, la legge sulla doppia preferenza di genere ha superato il vaglio del Consiglio regionale e la Sardegna, per la prossima finestra elettorale, sarà dotata di una legge che, forse, farà pentire qualcuno di averla votata perché grazie al nuovo meccanismo sarà scontato che più di qualcuno degli attuali consiglieri non avrà parte nella prossima legislatura tra i banchi di via Roma.
Al ridimensionamento di alcuni esponenti della politica sarda attuale potrebbe contribuire anche il nuovo cartello identitario, “Polo dell’autodeterminazione”, di recentissima nascita: formazioni quali i partiti indipendentisti Liberu, Irs e Sardinia Natzione assieme ai movimenti già sostenitori della candidata Michela Murgia nelle passate elezioni (Gentes, Comunidades e Sardegna Possibile) hanno dato vita a quella che vuole essere l’alternativa ai partiti ‘continentali’ e si prefigge di rappresentare ed intercettare coloro che sono sfiduciati dalla politica attuale.
L’autoproclamatosi “terzo polo”, titolo che ha sempre portato non benissimo a chi provvedeva ad attribuirselo, punterà a conquistare seggi importanti, cercando di vendere per nuovo un progetto che sa di stantio: Gavino Sale, Bustianu Cumpostu e Pierfranco Devias non sono certo dei soggetti nuovi nel panorama politico sardo, come del resto anche il progetto “Progres” il quale, dopo le elezioni del 2014, pareva essere scomparso dalla scena a seguito della batosta subita dalla scrittrice di Cabras, ex candidata alla Presidenza. Tra i big, l’unico ‘volto nuovo’ nel panorama politico, ampiamente preparato dal lancio del blog personale e dalla creazione dell’associazione Sardos, è quello dell’ex direttore del quotidiano “L’Unione Sarda”, Anthony Muroni, scelto quale portavoce dal nuovo Polo.
Nei prossimi mesi si dovrà comprendere come questo nuovo soggetto, frutto di innesto tra riciclati che non sembrano avere nulla di nuovo da mettere in campo, cercherà di guadagnarsi il consenso dei sardi. Però, sulla falsariga del ‘progetto murgiano’, è facile immaginare che verranno intavolate conferenze partecipative nel territorio, che si tradurranno in un programma già deciso da vendere quale frutto delle diverse istanze presentate dai cittadini. Inoltre, da non trascurare visti i suoi trascorsi da ‘direttore’, Muroni & Co. potrebbero avere difficoltà a ritagliarsi uno spazio importante sulla stampa regionale, contrariamente a quello che lui stesso concesse alla Murgia nella campagna elettorale del 2014.
Tutta la politica regionale dovrebbe fare un esame di coscienza: i sardi sanno che i primi a tradirli sono sempre stati i sardi stessi, e non perché (come dice qualcuno) hanno fatto la volontà di Roma, e sventolare la bandiera dei quattro mori è forse il più antico modo di prendere per il naso gli abitanti dell’Isola. E’ difficile credere che si voti chiunque si fregi del simbolo dei ‘battos moros’.
Tigellio
(admaioramedia.it)