Dopo sei anni e mezzo passati nel ruolo di primo cittadino, Massimo Zedda accusa i primi contraccolpi da parte degli alleati in salsa sardista. Infatti, come già accaduto nella penultima seduta di martedì scorso, anche ieri i cinque consiglieri dei partiti ‘identitari’, appartenenti ai gruppi di Partito sardo d’azione, La Base e Partito dei Sardi, hanno deciso di abbandonare l’aula esponendo la maggioranza allo scacco dell’opposizione di centrodestra, la quale, come atto di responsabilità, decideva di restare in aula assicurando il numero legale necessario alla prosecuzione della seduta.
Il motivo della contesa dei ‘malpancisti’ è quello della richiesta di un rimpasto in Giunta e i malcapitati parrebbero essere gli attuali assessori alle Politiche sociali e ai Lavori pubblici, rispettivamente Nando Sechi e Gianni Chessa. I due, nonostante le smentite arrivate la scorsa settimana, sarebbero in rotta di collisione con il segretario nazionale e consigliere regionale del Psd’Az, Christian Solinas. Il Sindaco sceglie di tenere il pugno di ferro e si è dichiarato non disponibile a trattare le istanze presentate dai gruppi dissidenti, dichiarandosi “pronto a far saltare il banco” se i ‘cinque’ dovessero proseguire nella scelta di abbandonare l’aula duranti i lavori.
Zedda non pare turbato, vuole proseguire imperterrito per la sua strada ed una sua eventuale caduta ad opera di alleati indiretti (cioè non provenienti dall’area del centrosinistra) potrebbe significare la fine della sua carriera da Primo Cittadino, ma non l’arresto delle sue ambizioni politiche. Fra pochi mesi verranno celebrate le elezioni politiche e le sirene romane attirano l’attenzione del Sindaco, che potrebbe non solo venire eletto alla Camera dei deputati, ma addirittura potrebbe sfruttare il ‘nuovo ruolo’ per avere maggiore forza per la spendita della propria candidatura verso la poltrona di Presidente della Regione.
Questa situazione potrebbe dunque significare due cose per il Sindaco metropolitano: riuscire ad agganciare il treno parlamentare senza che alcuno lo possa accusare di voler seguire le proprie ambizioni a discapito della città (se volesse candidarsi per la Camera ed essere eletto, sarebbe obbligato alle dimissioni) ed, inoltre, avrebbe mani libere per costruire la coalizione per provare la scalata verso viale Trento. In questo scenario, un ruolo fondamentale verrà recitato dall’opposizione consiliare di Palazzo Bacaredda: per il centrodestra l’ipotesi di tornare ad immediate elezioni potrebbe essere alettante, anche se ciò significasse spianare la strada all’avversario verso la scalata al potere. In tanti, tra gli elettori del centrodestra, si chiederanno come mai l’opposizione abbia fatto (e probabilmente rifarà, se la crisi non dovesse rientrare in tempi celeri) da ‘stampella’ alla Giunta avversaria, quando il piatto appare troppo ghiotto per non approfittarne immediatamente gettandosi a capofitto per farne un sol boccone. Sarà meglio un uovo oggi o una gallina domani?
Tigellio
(admaioramedia.it)