Sembrava troppo facile la ‘vittoria’ ottenuta dal Movimento pastori Sardi, scesi in piazza lo scorso 2 agosto a Cagliari, riusciti nell’impresa di far rispettare l’ultimatum dato alla Giunta regionale per ottenere i 35 milioni di euro che servivano (e ancora servono) a dar respiro al comparto agropastorale gravemente danneggiato da una pesante siccità. Il termine ultimo fissato dal Movimento era quello del 25 agosto e la Giunta, in zona Cesarini, era riuscita a rispettare la data reperendo 30 milioni dal Bilancio da destinare al settore.
Purtroppo, però, le favole non sono solite accadere nella Sardegna odierna e il trucco è stato presto svelato: quello che la Giunta rivendicava come una vittoria politica, in realtà per i pastori è solo l’ennesima cocente delusione generata da una classe dirigente che non sembra tenere in alcun conto l’economia reale dell’Isola. Infatti, dal Bando per accedere ai finanziamenti risulta un imperativo: i richiedenti devono possedere le carte in regola per poter beneficiare degli aiuti stanziati, che (tradotto) significa che devono dimostrare di essere in regola con il sistema contributivo (Inps). Uno smacco per questa parte del tessuto economico che richiede finanziamenti non perché gli piaccia dipendere dalle Istituzioni, ma perché queste non hanno adottato per tempo quelle misure necessarie ad abbattere i vari costi che il comparto deve sopportare (come quelli dell’importazione del fieno), in anni di crisi non solo finanziaria, ma anche, e soprattutto, dovuta all’assenza di piogge e alla eterna questione del costo del latte.
Le Istituzioni si sono fatte belle davanti all’opinione pubblica sarda gridando al miracolo per essere riusciti a trovare ben 30 milioni di euro per aiutare la Sardegna a riprendersi, ma i pastori non ci stanno e annunciano nuove agitazioni in piazza. In effetti, se i pastori avessero potuto far fronte con le proprie risorse alla crisi, avrebbero forse elemosinato qualche migliaio di euro alla Regione? Da anni il Movimento pastori sardi cerca di fare rete tra i soggetti operanti nel settore e certamente questi uomini e queste donne non scendono in piazza (abbandonando momentaneamente l’attività che dovrebbe dar modo di sopravvivere) per vezzo o per trascorrere una giornata in gita a Cagliari.
Quello che sembra risultare dal Bando regionale è una enorme balla, l’ennesima, della Giunta Pigliaru: il governo regionale conosceva benissimo l’esposizione dei pastori, la loro impossibilità ad essere in regola con il versamento delle tasse. Semplicemente, non avendo la reale disponibilità di tutti i 30 milioni di euro, hanno evitato che si potesse dire “i soldi non ci sono” ed hanno rimescolato le carte in tavola: i soldi non usciranno da viale Trento se i potenziali beneficiari non saranno in grado di soddisfare i requisiti necessari. Il trucco c’è e, malcelato, lo si vede pure.
Per una Regione che – a parole – si appunta come fiore all’occhiello la propria tradizione agraria e pastorale, queste azioni della Giunta lasciano di stucco e dimostrano ulteriormente l’incapacità e la faciloneria del centrosinistra nell’amministrare questa terra. Il prossimo 31 ottobre ci aspetta una grande manifestazione e speriamo che, almeno questa volta, emergano le responsabilità di ciascuno e non si continui a giocare con la vita di migliaia di persone che chiedono solo di poter vivere dignitosamente senza i legacci delle Istituzioni.
Tigellio
(admaioramedia.it)