Sono tre i pakistani arrestati in Sardegna nell’ambito del blitz contro una cellula terroristica islamica legata ad Al Qaeda: Imitias Khan (40 anni) Sultan Wali Khan (39) e Siddique Muhammad (37), fermati ad Olbia. Sono accusati di strage, associazione a delinquere con finalità di terrorismo, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti volti a favorire l’illegale ingresso, soggiorno e permanenza nello Stato Italiano.
Le indagini svolte dal Servizio operativo antiterrorismo hanno individuato un gruppo che è considerato responsabile di alcuni attentati in Pakistan, tra questi anche la strage al mercato di Peshawar dell'ottobre 2009 che provocò oltre 100 morti. Dalle prime ore di questa mattina, sono nove gli uomini arrestati dalla Digos di sette province, mentre undici sono ancora ricercati. Gi altri sei arresti, uomini tra i 37 ed i 57 anni, sono avvenuti a Roma, Foggia, Sora (Frosinone), Verdellino (Bergamo) e Civitanova Marche (Macerata).
L'organizzazione, che predicava la lotta armata contro l'Occidente ed organizzava attentati anche contro il governo del proprio paese, aveva la base operativa ad Olbia, in un piccolo negozio del centro storico (“Mondo bazar”). Secondo le notizie fornite dal procuratore Mauro Mura, tra le attività del gruppo anche l'organizzazione di un attentato in Vaticano contro Papa Benedetto XVI, previsto per marzo 2010, sventato dalle indagini che sono arrivate a scoprire anche la presenza in Italia dei due kamikaze pronti al martirio contro Ratzinger.
Le indagini hanno preso l’avvio nel 2005, dopo un controllo al porto di Olbia che aveva evidenziato il trasporto di esplosivo in un auto condotta dai pakistani arrestati oggi, poi grazie a numerose intercettazioni, rese particolarmente difficili per l’uso di un dialetto locale, gli inquirenti sono arrivati all’individuazione dell’intera rete, che aveva addirittura contatti con gli uomini più vicini a Bin Laden. Il capo della comunità islamica di Olbia, Khan Sultan Wali, fermato mentre si imbarcava da Olbia per Civitavecchia, considerato elemento di punta della cellula terroristica, era assolutamente integrato in Gallura, tanto che aveva lavorato con una propria ditta edile all'interno del cantiere del G8 a La Maddalena.
Inoltre, la cellula avrebbe organizzato anche un sistema per alimentare la rete criminale con l'introduzione illegale di cittadini pakistani o afgani, alcuni venivano destinati anche ad altri paesi europei, mediante fittizi contratti di lavoro con imprenditori compiacenti, in modo da poter ottenere i visti di ingresso, oppure la richiesta di asilo politico, attraverso documenti falsi e attestazioni non veritiere per vittime di persecuzioni etniche o religiose. L'organizzazione avrebbe anche fornito supporto logistico ed economico ai clandestini, assicurando assistenza per gli uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni per ottenere l'asilo politico, cellulari e contatti. (red)
(admaioramedia.it)