Le solite foto accattivanti, gli slogan entusiasti di sempre e le promesse di un futuro così radioso da far impallidire un presente mai così tragico. E una parola, rilanciata in bella mostra sui depliant e impressa a caratteri cubitali sui santini e sui manifesti elettorali come il mantra di una nuova religione che pretende di assicurare agli elettori sardi il paradiso in terra: il lavoro.
La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale sardo resta incentrata soprattutto sul rilancio dell’occupazione. Un tema forte, quello del lavoro, che resiste da decenni al centro della politica sarda e che si conferma quanto mai il più sentito in una terra martoriata da tempo immemore dai mali atavici della disoccupazione, dell’emigrazione e dello spopolamento. I mali di una terra martoriata da uno Stato non sempre presente e una politica troppo spesso incapace e prigioniera dei suoi provincialismo. Incapace sul piano locale di valorizzare appieno le incomparabili risorse territoriali garantendo alla sua gente le legittime ricadute in termini di reddito e di occupazione. Così, gli elettori sardi si trovano oggi davanti alle stesse promesse di dieci, venti o trent’anni fa senza che nulla davvero sia cambiato nelle loro vite.
Come sempre, le tribune elettorali si affollano di candidati che sanno cosa occorre per garantire lavoro ai sardi, salvo poi scoprire, a elezione avvenuta, che in realtà le cose sono un tantino più ardue e complicate. E men che meno aiuta a dissipare i dubbi dei Sardi la processione di leader nazionali e pezzi da novanta vari in processione ai quattro angoli dell’Isola, tutti sicuri nel garantire nuovi scenari economici e occupazionali per la Sardegna salvo poi scordarsi delle sue richieste al primo gradino della scaletta dell’aereo che li riporta a Roma. Per questo chi oggi si candida alla guida della prossima Giunta regionale non può meravigliarsi di fronte al muro di diffidenza, sfiducia e disillusione innalzato dai cittadini verso la politica. Certo una nuova classe dirigente immune da pratiche clientelari, più consapevole delle criticità e quindi più credibile sarà la condizione essenziale per imprimere una svolta nella vita di tutti, ma di per sé questo non potrà bastare: da questa nuova politica dovranno arrivare proposte lungimiranti e attendibili, soluzioni realistiche e progetti di rilancio economico costruiti sulla realtà e non su un coacervo di sogni e chimere irrealizzabili.
Occorrerà una politica disposta a farsi carico delle vertenze e dei nodi più complicati da sciogliere senza ragionare in termini di dividendi elettorali e ricadute in termini di consenso. Alla Sardegna occorre una politica che dimostri di aver capito che non potrà esserci nessun futuro per un’Isola che non vuole fare i conti con quanto di più prezioso le sta attorno: il mare.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)