Ormai una quindicina di anni fa, con la realizzazione del sentiero naturalistico ed archeologico, abbiamo promosso la riscoperta e la fruizione pubblica della Sella del diavolo, promontorio demaniale militare a Cagliari fra i più rilevanti gioielli naturalistici e storico-culturali del Mediterraneo.
L’esigenza era, allora, anche evitare opere pubbliche tanto dispendiose quanto assurde in un contesto ambientale e paesaggistico così delicato e già a rischio idrogeologico: la Sella del diavolo si poteva – e si può – fruire senza funivie, senza obelischi e monumenti vari. Men che meno c’è bisogno di nuovi sperperi di denaro pubblico, per iniziative improbabili, c’è stato un intervento comunale di sistemazione ambientale e messa in sicurezza, mentre l’ormai notevole fruizione pubblica da parte di tanti escursionisti più o meno attenti ai valori naturalistici dell’area ha bisogno di una non più procrastinabile regolamentazione.
In particolare è il caso dei tanti, troppi, ciclisti in mountain bike, spesso poco attenti agli escursionisti a piedi e, soprattutto, incuranti dei danni al fondo naturale in calcare e alla vegetazione: purtroppo, sono ormai frequenti i tagli alla macchia mediterranea per aprire nuovi percorsi. Addirittura sono state patrocinate dal Comune di Cagliari manifestazioni sportive con percorsi di centinaia di mountain bike. La Sella del diavolo (demanio militare, ramo Esercito e ramo Marina) è tutelata con vincolo paesaggistico e in parte con vincolo idrogeologico. Sono presenti i due siti di importanza comunitaria (Sic), “Torre del Poetto” e “Monte Sant’Elia, Calamosca e Cala Fighera”, ed è prevista quale riserva naturale regionale “Capo Sant’Elia”. Il piano di gestione dei Sic, approvato l’11 febbraio 2011, prevede, quali prescrizioni e indirizzi specifici, il divieto di apertura di nuovi sentieri e il mantenimento di quelli esistenti “solo al fine di una loro percorribilità pedonale”.
Perciò, abbiamo nuovamente chiesto (30 novembre 2017, una prima richiesta è del 13 febbraio 2017) al Comune di Cagliari (soggetto gestore dei Sic), al Ministero dell’Ambiente, al servizio Tutela della natura della Regione e al Corpo forestale l’adozione delle opportune misure di salvaguardia e difesa delle condizioni naturalistiche della Sella del Diavolo, fra cui la limitazione dell’accessibilità con mountain bike. Si tratta di un’area di grandissima importanza naturalistica, non di un circuito ciclistico. Un po’ di buon senso e di vigilanza. Rimane una considerazione: davanti a casi di lassismo e assenza di gestione come questi appare veramente singolare (per non dire altro) proporre e insistere verso un ‘parco-minestrone’ comprendente Molentargius, Le Saline, Santa Gilla e Sella del Diavolo: manca la normale gestione e l’ordinaria tutela ambientale e c’è chi vorrebbe realizzare l’ennesimo carrozzone inefficiente e dispendioso.
Stefano Deliperi – Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra
(admaioramedia.it)