L’immigrazione clandestina è quotidianamente tema di analisi e dibattiti, oggetto di scontro tra opposte visioni dell’accoglienza. Sempre più spesso, sulle pagine dei giornali e nelle trasmissioni televisive, vengono raccontate le tragedie dell’immigrazione, lo sfruttamento, ad opera di spietati scafisti o di operatori spregiudicati, che si nasconde dietro questo fenomeno e nei fatti di cronaca nera è frequente che i protagonisti siano proprio gli immigrati. Più raro, invece, poter raccontare storie di integrazione riuscita. Quella di un maliano 23enne, raccontata da Gianluca Zorcolo, responsabile della comunicazione dell’Accademia Casa Puddu di Siddi, è una di queste. (red)
«La fuga dalla guerra civile e da Al Quaeda, il rischio di essere addestrato con la forza per uccidere, la traversata della speranza su uno dei tanti barconi che arrivano dall’Africa, destinazione Italia, Sicilia, per coltivare il miraggio di una nuova vita. Un sogno, quello di Djime Sidibe, maliano di 23 anni, orfano di padre da quando ne aveva dodici, che diventa realtà la scorsa settimana, sotto forma di contratto come cameriere di sala al ristorante S’Apposentu dello chef stellato Roberto Petza.
Arrivato a Cagliari nel 2014 dal centro di prima accoglienza di Biella, Sidibe, che ha un permesso di protezione umanitaria, ha scelto di entrare nel programma Sprar per i richiedenti asilo ed è seguito dall’Organizzazione non governativa Gus-Gruppo umana solidarietà “Guido Puletti”, che si occupa di cooperazione internazionale, educazione alla cittadinanza mondiale e dal 1998 gestisce progetti di accoglienza e integrazione per richiedenti e titolari di protezione internazionale.
“Il progetto – spiega Katia Luciani del Gus – prevede che i ragazzi seguano un percorso di accoglienza integrata. Oltre alla tutela legale, vengono realizzate attività di accompagnamento sociale, finalizzate alla conoscenza del territorio e all’accesso ai servizi locali, fra i quali l'assistenza socio-sanitaria. Per ogni beneficiario viene creato un percorso individualizzato che prevede che i ragazzi vadano a scuola di italiano, imparino a muoversi in città ed a gestire una casa. Si attivano dei percorsi formativi e di riqualificazione professionale per promuovere l’inserimento lavorativo e renderli così autonomi. Esattamente quello che sta avvenendo con Djime Sidibe per il quale abbiamo avuto ottime referenze da Biella, poi confermate anche qui da noi”.
Dopo un colloquio e una serie di valutazioni tra le quali la capacità di parlare la lingua e l’affidabilità su comportamento e impegni da mantenere, il giovane è stato inserito tra i 33 ragazzi che hanno frequentato il secondo corso base di cucina organizzato dal Comune di Cagliari e diretto da Roberto Petza. A fine corso è arrivata la proposta di un contratto part time con il ristorante, per svolgere il servizio in sala, che andrà avanti sino al prossimo 14 giugno con l’idea di un rinnovo se il lavoro andrà bene. Madre lingua francese, buona conoscenza dell’inglese, il ragazzo sta mettendo impegno, disponibilità e capacità per un impiego non certo facile visto anche il livello di eccellenza del ristorante.
Dal venerdì alla domenica a Siddi, dove soggiorna nella foresteria dell’Accademia Casa Puddu, gli altri giorni a Cagliari, dove vive in un appartamento messo a disposizione dal GUS, insieme a tre ragazzi che seguono altri percorsi di inserimento.
“Nel 2012, quando Al Quaeda iniziò a martoriare Timbuctù e a reclutare i giovanissimi per addestrarli a seminare morte – racconta Sidibe – con mia madre e mia sorellina, siamo fuggiti in Mauritania, dove loro vivono attualmente vendendo frutta e verdura, ma in poco tempo abbiamo terminato i soldi e per aiutarle ho iniziato a lavorare come giardiniere. Dopo che per quattro mesi non ho visto lo stipendio ho cercato fortuna prima in Algeria e poi in Libia e da qui, senza pagare, sono stato messo su un barcone con destinazione Sicilia, per essere poi mandato nel centro di prima accoglienza di Biella ed in seguito arrivare a Cagliari. Sono molto felice di essere stato inserito in questo progetto e sto anche riuscendo a inviare qualche soldo a mia madre e mia sorella. Mi trovo molto bene sia nel lavoro al ristorante e sia con i ragazzi dello staff con i quali ho fatto subito amicizia. Mi piacerebbe continuare a lavorare in sala perché sto imparando un mestiere importante e perché si ha la possibilità di stare a contatto con tanta gente. Ora oltre al contratto sarà importante l’ottenimento della cittadinanza italiana”.
Soddisfazione che investe anche lo chef stellato Roberto Petza: “In cucina abbiamo già tante professionalità che arrivano da diverse parti d’Italia come Piemonte, Puglia e Liguria e del mondo come ad esempio Giappone, Filippine e Cina, dunque siamo ben felici di dare un’opportunità a Djime”.
Con il consenso del direttore dell’Accademia Casa Puddu, Gianfranco Massa: “Abbiamo valutato le possibilità e le potenzialità di crescita emerse durante il corso base e visto il merito si è deciso di fare un contratto a tempo determinato. In sala sta mettendo grande impegno nell’imparare il nuovo lavoro e speriamo che possa ancora crescere con noi”.»
(admaioramedia.it)