Con squilli di tromba festanti, lustrini, ballerine e nani da circo il presidente uscente della Regione Pigliaru e il suo assessore al Bilancio, Raffaele Paci, pure lui uscente, hanno convocato una conferenza stampa per festeggiare adeguatamente la sentenza della Corte costituzionale che, giudicando sul contenzioso tra lo Stato e la Regione relativamente alla legge Finanziaria del 2017, ha giustamente dato ragione a quest’ultima.
Indubbiamente si tratta di un successo per la Sardegna, non perché ci restituirà il maltolto ma semplicemente perché dice che lo Stato non può continuare a saccheggiare le casse regionali. La Corte nella sentenza n. 6 afferma che, nel definire gli accordi di carattere finanziario, Stato e Regione devono fare riferimento ai parametri fissati dalla legge 42 del 2009, esattamente quel che chiedeva la Giunta Cappellacci. Inoltre, la Consulta bacchetta lo Stato per l’inosservanza delle precedenti sentenze della Corte. in barba agli sprovveduti che invece si accordavano per disapplicare i pronunciamenti della Suprema Corte e concordavano di ritirare i ricorsi degli anni passati. La faccenda viene presentata dal duo come un successo storico dovuto alla loro straordinaria abilità cui sardi sono sobriamente invitati a concedere un trionfo tipo generali romani dopo le loro vittoriose guerre di conquista. In realtà, la sentenza certifica il fallimento del percorso ostinatamente fin qui seguito da Paci.
Non è nostra intenzione negare l’importanza della sentenza non foss’altro perché attesta inequivocabilmente quanto fosse giustificata la ferma opposizione agli strampalati accordi firmati dalla Giunta Pigliaru. Perciò, francamente i toni entusiastici e i proclami della maggioranza sembrano oggi quantomeno fuor di luogo, probabilmente non hanno ben compreso cosa dice la Corte. Hanno dimenticato che, nel 2014, Pigliaru e Paci ritirarono i ricorsi presentati dalla Giunta Cappellacci e assicurarono i sardi che grazie alla loro abilità negoziale lo Stato da lì in poi non avrebbe più conculcato i diritti dell’isola e sopratutto non ne avrebbe più rapinato le risorse. Il risultato è stato che in questo quadriennio il Governo ha turlupinato i due ingenui Pinocchi, che a loro volta hanno raccontato le favole più inverosimili. Quando finalmente si sono svegliati hanno cominciato a presentare i ricorsi e adesso, dopo anni in cui la Sardegna ha dovuto sacrificare sull’altare del Bilancio dello Stato un paio di miliardi. Un paio di miliardi!!!
Insomma, invece di pavoneggiarsi per un successo molto parziale (riconoscimento di essere stati fregati) in articulo mortis (politica, s’intende), il centrosinistra dovrebbe chiedere scusa in ginocchio, perché se, come gli abbiamo ripetuto in tutte le salse, avessero mantenuto in piedi i ricorsi della Giunta di centrodestra, la Sardegna in questi anni avrebbe avuto a disposizione 2 miliardi in più. Però, ad essere sinceri, un motivo di speranza e di grande ottimismo la sentenza ce lo offre: si dovranno riaprire i tavoli per la definizione dei rapporti finanziari tra Stato e Regione e a quei tavoli Pigliaru e Paci non potranno più sedersi. Questa si che è una splendida certezza.
Franco Meloni e Michele Cossa – Riformatori
(admaioramedia.it)