Nonostante sia nota come la Giunta dei professori, l’Esecutivo Pigliaru conferma di non avere 'fortuna' con le scelte in campo scolastico e dopo la decisione del Governatore di non impugnare la legge sulla ‘Buona scuola’ del Governo Renzi davanti alla Corte costituzionale (come fatto dalle Regioni Veneto e Puglia) arriva anche la protesta ufficiale della Cgil Scuola: “Gli insegnanti sardi martedì presidieranno il Consiglio regionale in concomitanza con la discussione in aula. Avevamo sollecitato il ricorso, soprattutto in virtù della specificità della Sardegna che, con le già pesanti criticità legate alla scuola, alla debolezza dei sistemi locali e alle insufficienze infrastrutturali, è fortemente danneggiata dall’applicazione di criteri e standard imposti da una legge nazionale che tende a cancellare le diversità calpestando, di fatto, gli spazi di autonomia della Regione”. Per il Sindacato, “il ricorso sarebbe uno strumento di pressione importante sul piano politico e istituzionale. Ora chiediamo all’assessore Firino di avere il confronto promesso per fare il punto della situazione dopo il suo incontro con il ministro Giannini“.
Proseguono le critiche dal fronte dell’opposizione: “Un docente universitario, presidente di una Giunta composta al 90% da professori, non sa che una legge può essere impugnata nelle parti che si ritengono illegittime, senza intaccare quelle che, secondo lui, sarebbero ‘cose buone’? – ha commentato Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia – Pigliaru ha una fifa tremenda di affrontare il Governo, perché risponde e obbedisce ai suoi capibastone anziché ai Sardi che lo hanno eletto. Atteggiamento poco coraggioso che avrà come risultato la migrazione forzata di molti nostri cervelli. Risultati paradossali di un presidente che difende il Governo dai sardi anziché i sardi dal Governo”.
Una voce in difesa della ‘Buona scuola’ e di Pigliaru è arrivata dal deputato del Pd, Romina Mura, anche componente della segreteria regionale del Partito: “Non è né un ‘imbroglio nazionale’, né tanto meno uno strumento ‘che impone la deportazione’ agli insegnanti precari. E’ un primo importante passo, altri se ne dovranno fare, per rimettere al centro dell’attenzione il diritto costituzionale dei ragazzi di avere una buona istruzione, e quello delle famiglie di poter garantire ai propri figli un percorso educativo di qualità. Aggiungo che con la buona scuola si trasformano anni di precarietà di migliaia di insegnanti in stabilità di vita e di prospettive. Gli insegnanti assunti in ruolo, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella stessa provincia, potranno partecipare per tutti i posti vacanti e disponibili sin da subito e quindi riavvicinarsi a casa. Non dimentichiamo il concorso che verrà indetto entro dicembre 2015. E a partire da quest’anno, ogni tre anni. Il presidente Pigliaru, non ricorrendo, è stato capace di guardare lontano, condivido e sostengo questa sua posizione. Coraggiosa e coerente in un momento in cui pur di macinare consenso facile, si è disposti a dire tutto e il contrario di tutto. Senza badare né alla verità dei numeri”. (red)
(admaioramedia.it)
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