Lo sbarco di centinaia di migranti al porto di Cagliari non è (più) una notizia: è la normalità. E’ così, e lo sarà per chissà quanto tempo ancora. E sono anche molto belle le scene di gioia per un neonato venuto alla luce a bordo. Bene, tutto molto bello. Con questo bimbo, arrivato in Sardegna con i suoi genitori, anche una quarantina di altri minori: stranieri non accompagnati. Vuol dire che la mamma e il papà loro non ce l’hanno, qui. Sono soli, ma pochi di loro (per fortuna) sono bambini, per la maggior parte si tratta di adolescenti o giovani adulti più o meno prossimi alla maggiore età. La notizia è che – una volta che diverranno maggiorenni – non ci sono fondi per garantire loro un progetto di inclusione sociale. Lo dicono i servizi sociali dei comuni, non io. Molti di questi ragazzi, con la maggiore età, diventano fantasmi, nelle nostre città e nei nostri paesi.
L’altra notizia la dà Angela Quaquero, su “L’Unione Sarda” di ieri: pare ci siano solo due strutture specializzate nell’accoglienza dei minori, già al collasso peraltro (come è naturale). A me sembra che ce ne siano di più, ma non importa. Gli altri – dice giustamenteAngela – andranno nelle altre strutture, che sono per adulti (dove loro, in base alle convenzioni internazionali di tutela, non possono stare). La terza notizia è che – spesso – i servizi sociali dicono di avere già troppo da fare con i minori italiani, per potersi occupare anche di quelli stranieri. E anche questo è vero. Come pure è vero che tante comunità alloggio (non case famiglia, quella è un’altra cosa) sono (ancora) piene di bambini italiani, che attendono qualcuno che si prenda cura di loro.
Sergio Nuvoli
(admaioramedia.it)