SARDOSONO, La retorica dell’accoglienza dimentica migliaia di cassintegrati e disoccupati sardi

Dopo che centinaia di Sardi, attraverso i social network, hanno fatto rimangiare al 'fighetto' Severgnini la bislacca proposta di ripopolare le campagne sarde con gli immigrati, la Cgil sarda cerca di dare alla stessa idea addirittura una dignità legislativa. Con un 'pretesto sociale', condivisibile in linea di principio, che sarebbe quello di combattere il 'caporalato' diffuso nelle campagne sarde.

Ma il diavolo, come sempre, si annida nei dettagli, perché la nuova legge dovrebbe favorire anche l'integrazione dei migranti sia nell'agricoltura, con un apposito drenaggio di fondi dal Piano di sviluppo rurale, che nelle attività di contrasto al dissesto idrogeologico. Per quanto riguarda l'agricoltura, non c'è un solo dato che supporti l'iniziativa del sindacato, intanto perché l'agricoltura è uno dei pochi settori primari che ha fatto segnare un incremento occupazionale, soprattutto per merito dei giovani sardi che tornano alla terra. Quindi non è vero che le zone agricole dell'Isola sono spopolate perché i Sardi non ci vogliono andare. Nelle campagne, è vero, c'è una 'zona grigia' nei rapporti di lavoro su cui va fatta piena luce ma, purtroppo, non riguarda solo i (pochi) migranti che ci lavorano.

Quanto alle attività di contrasto al dissesto idrogeologico non si capisce cosa c'entrino i migranti. Per quel tipo di lavoro, semmai, ci sono e in grande abbondanza gli operatori dell'Ente Foreste e le guardie del Corpo Forestale regionale. Siamo più che coperti, anzi quella dell'Ente Foreste è la più grande sacca di precariato che la Regione non riesce ad eliminare nonostante le pluriennali promesse. Quindi di che parliamo? La verità è che quello della Cgil è solo l'ultimo tentativo, in ordine di tempo, di trovare uno sbocco alla cultura retorica dell'accoglienza, che da una parte fa entrare tutti e dall'altra li abbandona al loro destino perché in una zona in ritardo di sviluppo come la Sardegna, con decine di migliaia di cassintegrati e disoccupati, non c'è semplicemente posto. Come in Germania, tanto per fare un esempio, dove l'economia va molto (ma molto) meglio e dove comunque la Merkel, sotto la pressione dell'opinione pubblica, dei Lander e del suo stesso partito, si è dovuta rimangiare la promessa di far entrare e soprattutto far lavorare nelle industrie tedesche ben 500.000 (mila) migranti.