Dichiarare guerra ai cafoni fa molta audience sui media e sul web soprattutto d’estate, ma forse non è tutto oro quello che luccica in Sardegna.
Da nord a sud fioriscono le iniziative di protezione attiva e passiva del nostro splendido ambiente naturale ed alcune, in effetti, sono intelligenti, altre meno. Cominciamo dal meno, assegnando il primo posto alla Regione che, a luglio praticamente finito, tira fuori un “Decalogo del bravo turista” in quattro lingue per invitare i vacanzieri a tenere comportamenti virtuosi nel rispetto della bellissima terra che li accoglie, dalla sabbia alle conchiglie, dalle alghe alle piante. Bene, ma dopo tutte le lenzuolate che ci hanno propinato sulla destagionalizzazione, i piani strategici e la programmazione, non sarebbe stato meglio presentare questo benedetto decalogo alla Bit di Milano, a febbraio, davanti ai più importanti operatori del mercato internazionale? E fargli fare il giro del mondo turistico? Così una bella metà della stagione è praticamente andata.
Sempre nella casella meno va assegnato un posto sul podio al Comune di Sassari che, città turistica (sic!) fin dagli anni ’60 grazie al ‘traino’ della Cavalcata, ha pubblicato appena qualche giorno fa un bando per la selezione di due guide turistiche. Andando bene e burocrazia permettendo, prenderanno servizio quando il tempo si è già guastato ed i turisti sono tornati in patria. Così come lascia un po’ perplessi la decisione di bandire i panini dalla spiaggia di S’Archittu, nell’Oristanese, dove per contrastare il gettito incontrollato di rifiuti (che ovviamente va combattuto, ci mancherebbe) si è partiti dal fatto che se nessuno porta nulla la spiaggia resta pulita. Meglio il numero chiuso su alcune calette della costa orientale di Baunei-Dorgali, misura di cui si sentiva davvero il bisogno.
Oggettivamente interessante il progetto del Comune di Stintino, dove nella spiaggia La Pelosa sono stati introdotti il divieto di fumare in spiaggia e perfino di stendere un asciugamano se non protetto da apposita stuoia, accanto all’obbligo di sciacquarsi i piedi dalla sabbia e di parcheggiare (a pagamento) ai margini dell’arenile. Tutto giusto, per carità, a parte forse l’obbligo della stuoia, perché nemmeno il più buzzurro, probabilmente, ama tornare alla sua auto o moto con l’asciugamano zuppo di sabbia. A poca distanza, poca attenzione per il meraviglioso Parco nazionale dell’Asinara, dove le istituzioni litigano sulla responsabilità di chi non ci fa arrivare l’acqua ed alcuni servizi essenziali sono sostanzialmente limitati al mese di agosto. Insomma, c’è un po’ di confusione sopra il cielo, e anche sopra il mare.
SardoSono
(admaioramedia.it)