Colpita da improvvisa dislessia istituzionale l’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano, ha messo il suo faccino su una brutta figura che si poteva evitare, dichiarando via web che le strade erano libere mentre infuriava il maltempo su alcune zone (sempre le stesse) della povera Sardegna. E altrettanto ha fatto, con termini un po’ diversi, il responsabile della Protezione civile, Graziano Nudda (mai cognome finì per adattarsi alle circostanze), proponendo la tesi secondo cui essendo la nostra una terra mediterranea ci si trova sempre con il sederino un po’ scoperto di fronte alle tempeste perfette.
Tempeste perfette, appunto. E anche prevedibili, non solo per gli allarmi annunciati con preavviso più che sufficiente. In effetti la Sardegna che conoscono i sardi è sempre la stessa: i casini nascono nei soliti 50 chilometri della 131 compresi fra Bonorva ed Abbasanta, nella galleria Mughina di Nuoro, in Gallura ed in Barbagia dove ci sono le montagne più alte. Bastavano queste elementari nozioni di geografia, senza scomodare la climatologia più avanzata, per capire che proprio qui dovevano essere concentrati, prima e non dopo, i mezzi di soccorso. Questa tesi, di semplice buon senso prima che espressione di capacità organizzativa, l’ha esposta a proposito della situazione nazionale Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, che comunque lo si voglia giudicare nel suo lavoro è un asso.
Invece, in Sardegna ci si è persi sia nell’azione che nella comunicazione, suscitando le giuste proteste dei Sindaci e di quanti non hanno creduto neanche un po’ all’equivoco comunicativo evocato dall’Assessore. Non pochi, poi, hanno preso alla lettera la sua dichiarazione sulle strade libere per invitarla a tornare alla sua cattedra universitaria a Sassari (con la 131 finalmente sgombra dalla neve). Come dar loro torto?
SardoSono
(admaioramedia.it)