Più che No Triv il nome giusto per il referendum del 17 aprile dovrebbe essere 'No Trip', nel senso che un tema serio gestito malissimo si è trasformato nell’ennesimo sballo collettivo all’aria aperta di casa Pd, dove renziani e antirenziani fanno a sportellate per motivi che con l’ambiente non c’entrano nulla.
Cominciamo col dire che tutto il Pd, compresi i diversamente referendari, ha votato il famoso decreto Sblocca Italia che conteneva le norme sulle trivelle, salvo poi mettere in piedi una proposta di referendum che, sottoposta al vaglio della Cassazione e della Corte costituzionale, ha collezionato una serie di figure barbine. In effetti, l’unico quesito ammesso al voto riguarda non il fare o non fare ricerche di idrocarburi ma la durata delle autorizzazioni. E qualcuno dovrebbe spiegare che differenza passa fra una autorizzazione fino all’esaurimento della materia prima o una rilasciata anche più volte (poniamo) per 30 anni, lasciando ai posteri l’ardua incombenza. Il resto è bassa cucina della politica, con i renziani che fiancheggiano i comitati per il No, costruendosi anche alcuni siti 'civetta' su internet, e gli altri che cercano di fare ammuina tirando in ballo l’ambiente, senza volersi peraltro mischiare con gli ambientalisti di professione, oppure i rapporti fra Stato e Regioni che, a ben vedere, sono uno dei 'cuori pulsanti' del referendum costituzionale che voteremo ad ottobre.
Insomma, assistere alla solita commedia del Pd che si guarda l’ombelico e prepara la resa dei conti interna ci costerà 300 milioni e tutto un ambaradam di cui francamente non c’era bisogno. La cosa strana, venendo alla Sardegna, è che lo schieramento del Si è bipartisan e va dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau al capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis. Si punta, sembrerebbe di capire, ad un voto 'politico' che rilancerebbe, in caso di vittoria del Si, le rivendicazioni della Sardegna nei confronti dello Stato. Sarà vero? E’ lecito dubitare perché il governatore Pigliaru, da questo punto di vista, ha sposato una linea 'buonista' che non sembra voler mettere in discussione. Ganau, che occhieggia continuamente per il Si soffrendo per non potersi esporre come e quanto vorrebbe, cerca di accreditarsi come l’uomo che sussurra alle correnti senza restarne contaminato. Pittalis è lì che aspetta, sicuro che comunque vada, qualche cadavere dem passerà. Politicamente ci può anche stare, ma pagare un ticket di 300 milioni è un po’ troppo.
SardoSono
(admaioramedia.it)
2 Comments
Maria Bonaria Usalla
Buffoni.
Maurizio Vitellaro
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