Alla maniera di Giggino, il governatore uscente Pigliaru ha annunciato con i numeri dell’Istat che la Sardegna è uscita dalla crisi e che il lavoro è cresciuto. Ma, come lui dovrebbe insegnare, è un caso di ‘doping’ statistico nel senso che le cifre sono vere ma non dicono alcune cose molto importanti. Almeno tre.
Gli occupati sono quasi tutti a termine, non ci sono trasformazioni a tempo indeterminato, i rapporti di lavoro sono prevalentemente nel turismo e nei servizi, settori che da qualche anno stanno andando meglio ‘nonostante’ la Giunta regionale. Che, in questa legislatura, ha fatto pochissimo: niente legge urbanistica per migliorare le strutture, continuità a singhiozzo, destagionalizzazione al palo, promozione tutta da inventare. Anzi, la prossima stagione sarà un vero banco di prova perché è tutto da dimostrare che, senza la tariffa unica, i flussi turistici manterranno o miglioreranno l’attuale trend di crescita.
E poi, a parte i dati, preoccupa la retrocessione della Sardegna nell’obiettivo 1 dell’Unione europea. In soldoni: i Sardi sono diventati più poveri (reddito pro-capite inferiore al 75% della media Ue) e quindi avranno più aiuti ma solo, appunto, perché più poveri. Oltre ai numeri di Pigliaru, vanno segnalati anche quelli dell’assessore Spanu che continua imperterrito nella sua narrazione pro-immigrati annotando che il lavoro degli stranieri in Sardegna porta 1 miliardo di Pil. Vero, ma dimentica di dire che in questo miliardo ci sono i fatturati dei mega capannoni dei cinesi e le merci tarocche degli afro-ambulanti. Lui la differenza non la vede, ma i Sardi sì.
SardoSono
(admaioramedia.it)