Come insegnava Clausewitz la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. E l’urbanistica, per arrivare alle vicende della Sardegna, non è altro che un tassello del ritorno in politica di Soru, che dovrebbe culminare con la (ri)ricandidatura alla guida della Regione. Solo che il tempo passa per tutti e, purtroppo per Soru, i fatti raccontano una storia molto diversa dalla sua narrazione.
Intendiamoci, non è che la legge urbanistica sia un granchè, così come non lo era quella edilizia, addirittura impugnata dal Governo ma, comunque, finché è stata in vita, ad impatto zero sul settore delle costruzioni al quale era rivolta. Guardando i dati più recenti, non ci vorrebbe grande intelligenza per capire che i settori in cui occorre investire, ed anche piuttosto in fretta e bene se si vuol provare a governare l’economia, sono turismo e servizi. Ma la ricetta di Soru è un’altra, partendo proprio dall’urbanistica: un cordone sanitario sulle coste sarde per sbarrare la strada a qualunque investimento per rendere competitive quelle strutture ricettive che, in ogni caso, sono lì dagli anni ’60 e devono inventarsi qualcosa per crescere.
A lui invece andrebbe bene (è una provocazione) organizzare i respingimenti dei turisti nel mar di Sardegna a cura dei ranger di Forestas, per convincerli a tornare ad ottobre oppure l’anno prossimo a maggio. Poi, prendendo lo spunto dall’introduzione del numero chiuso nella spiaggia più piccola del golfo di Orosei, si è schierato a favore di chiusure generalizzate mentre, per inciso, la Costa Smeralda ha messo a correre 100 milioni di euro per migliorare l’accessibilità al mare. Per finire, come negli anni ’70, ha pure arruolato una specie di nazionale cantanti piena di continentali che villeggiano a Capalbio per firmare un manifesto: ed è tutto detto.
Ora l’interrogativo di fondo è: che ha già governato con le scelte sciagurate che hanno sfondato i conti della Regione su sanità e trasporti?
SardoSono
(admaioramedia.it)