SARDOSONO, Mentre alcuni protestano, la Sardegna non incassa dividendi dalla presenza militare

Se non fosse per la situazione internazionale dannatamente seria, ci sarebbe da sorridere per l'approccio del centro sinistra sardo al problema militare, esercitazioni comprese.

Alcuni parlamentari, scoprendo l'acqua calda, si sono iscritti come osservatori all'esercitazione Trident, in programma a Teulada e in altri siti del Mediterraneo. Lo hanno potuto fare perché a livello parlamentare operano fin dagli anni '70 organismi che si occupano delle questioni della difesa su scala nazionale e internazionale. Molto probabile che non ne sapessero nulla.

In Consiglio regionale, intanto, Sel ed altri hanno presentato una mozione contro l'esercitazione Trident, chiedendo al povero Pigliaru chissà cosa, come se una Regione potesse intervenire sulla difesa nazionale o interrompere l'efficacia di trattati che vincolano lo Stato. Qui le servitù non c'entrano o, meglio, non direttamente. C'è una situazione molto complessa che probabilmente evolverà in un’azione complessiva della comunità internazionale che non esclude l'opzione militare.

Lo sapremo molto presto visto che della cosa si è occupato il Consiglio supremo di difesa e a breve voterà il Parlamento. Di fronte a tutto questo sventolare una bandiera arcobaleno è legittimo ma inutile. Delle servitù, però, bisogna parlare eccome, perché la Sardegna non incassa alcun dividendo dalla presenza militare in termini di investimenti, tecnologia e occupazione (a differenza di altre Regioni). Gli indennizzi alle comunità locali, poi, sono ‘pochi, maledetti e tardissimo’. Chissà perché su questi temi mai neanche una mozione.

SardoSono

(admaioramedia.it)