Ma davvero Massimo Zedda vorrebbe fare la parte del ‘furbetto della gabina’, che una volta letto consigliere regionale o governatore farebbe girare le pagine del calendario aspettando la decadenza e lucrando sulle procedure? Davvero farebbe l’azzecca-garbugli di provincia per lasciare (fino all’ultimo giorno possibile) il Comune di Cagliari a Luisanna Marras e la Città Metropolitana a Fabrizio Rodin?
La migliore risposta a questi interrogativi la dette proprio lui nel 2011, quando, eletto sindaco di Cagliari al primo mandato, lasciò quasi immediatamente il Consiglio regionale. Già, ma quello era un altro Zedda, quello del beau geste di chi lascia il certo per l‘incerto (…fino ad un certo punto), quello che ama parlare della buona politica e che, appena può, condisce il discorso con l’esempio personale. Allora era davvero il Massimo: il Partito democratico, elettoralmente parlando, godeva di ottima salute, ed aveva trovato proprio nella convergenza sul suo nome la quadratura del cerchio fra i capicorrente dei ‘caminetti’, a cominciare dall’eterno Antonello Cabras, e il popolo della sinistra. Una soluzione che, alla fine, aveva finito per premiare, sovrastimandola, anche la vecchia Sel di vendoliana memoria, sua formazione di appartenenza.
Ora le cose sono molto cambiate. Della sinistra radicale sono rimaste solo schegge elettoralmente insignificanti e, soprattutto, il Pd ha perso alle politiche una barca di voti che difficilmente riuscirà a recuperare, senza pagare il conto di una legislatura regionale con risultati concreti molto negativi, poco amata dalla stessa coalizione di centro sinistra, che infatti è volata in pezzi, e per niente amata da moltissimi sardi. Il Zedda di oggi, poi, è praticamente senza partito e quello che c’è, il Pd, se la passa abbastanza male.
Resta, e resterà anche nel medio termine dopo le elezioni (comunque andranno), un robusto apparato di potere che bisognerebbe puntellare finché possibile, e qui sta l’involuzione del Zedda-pensiero, anche a costo di qualche furbata. E dell’esempio opposto a quello che aveva aperto la sua ascesa politica.
SardoSono
(admaioramedia.it)
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Marius Ioan Vasilescu
Non è scemo quel che chiede, quant’è scemo quel che da….