Le tasse non sono bellissime come pensava un certo economista, ma alcune sono davvero orrende, come quelle che dal primo gennaio cominceranno a pesare sui contribuenti sardi, chiamati a coprire con i loro soldi buona parte del buco della sanità.
L'ennesima stangata, è la prima cosa da dire, arriva sulla soglia di metà legislatura, due begli annetti nei quali il centrosinistra ha annunciato molto e fatto niente. Ha parlato di riforma della sanità e nominato una sfilza di commissari, ha sparato numeri a vanvera sulle Asl che sono ancora quelle che c'erano, ha giurato di aggredire il problema dei conti, ma ha aggiunto debiti a debiti, ha immaginato risparmi che, nella migliore delle ipotesi, avrebbero fatto un po’ di solletico al deficit. Insomma, tutto un agitarsi per poi andare a frugare nelle tasche dei contribuenti per prendere quello che è ancora rimasto (parliamo dei più, ovviamente).
Senza una parola, oltretutto, che sapesse lontanamente di risposta ad una domanda sacrosanta: cosa pagano e cosa pagheranno i Sardi pagando profumatamente la sanità? Un servizio pessimo, liste d'attesa lunghissime, buchi dell'assistenza enormi nella zone più povere ed isolate della Regione. Se ci fosse una proporzione fra il dare e l'avere, in altre parole, i Sardi dovrebbero pagare la sanità meno di tutti gli italiani e invece sono nelle posizioni di testa della classifica. Senza contare che il peggio potrebbe ancora arrivare. Dopo la riforma degli Enti locali, se e quando passerà, dovrebbe toccare a quella della sanità e forse ne vedremo delle belle, magari una Asl ‘metropolitana’ attorno al Brotzu e gli altri che si arrangino.
SardoSono
(admaioramedia.it)
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