Il Sindaco di Sassari Nicola Sanna, rispolverando un certo antagonismo ‘di pancia’ con Cagliari, chiede anche per sé una città metropolitana, aggiungendo di poter contare sul consenso di altri Sindaci, come quelli di Ozieri ed Olbia. La stessa cosa ha fatto Nuoro. Sembra proprio fuffa buona per i giornali.
In effetti il dibattito su quella che sembra essere l'ultima frontiera del governo locale dopo lo sfascio provocato prima dalla moltiplicazione delle Province e poi dal loro scioglimento, procede abbastanza stancamente, mentre, al contrario, l'argomento dovrebbe essere in cima ai pensieri della classe dirigente. In Regione, peraltro, non è che si assista ad una fioritura di idee geniali.
In commissione Autonomia, quella che si occupa di ‘istruire’ la pratica, si sono già superate le cinquanta audizioni ed al presidente Francesco Agus di Sel non sembrano abbastanza. Ora, siccome la storia non si fa con i ‘se’ e con i ‘ma’ e nemmeno capovolgendo il corso naturale delle cose, delle vocazioni dei territori e delle popolazioni, della tradizione intesa come un qualcosa che dal passato trae la forza di illuminare anche il presente ed il futuro, ci vorrebbe un bel bagno di concretezza.
In soldoni: in Sardegna sono esistite quattro grandi Province che, a torto o a ragione, hanno rappresentato le ‘parti’ della Regione più riconoscibili e riconosciute. Bene, si parta da lì per disegnare i nuovi ambiti del governo locale, anche in una fase di transizione del resto già in atto attraverso diverse gestioni commissariali. E poi si vada avanti sui contenuti che interessano ai cittadini, come infrastrutture, trasporti, sanità, istruzione, ambiente. Con in più, sarebbe davvero il caso dopo che la Sardegna si trova per la prima volta a difendere anche a livello istituzionale la sua autonomia, un bel sano federalismo interno che, a costi invariati, darebbe una bella spinta all'efficienza del sistema. I campanili usiamoli per quello che servono: suonare le campane prima della Messa.
SardoSono
(admaioramedia.it)