La prima riunione del centrodestra in vista della prossime elezioni regionali non è che abbia detto molto. I partiti della coalizione, come hanno dichiarato dopo l’incontro, si sono limitati a tracciare il ‘perimetro’, a specificare cioè (per il momento in negativo) chi non potrà farne parte, con il chiaro riferimento al Partito dei Sardi di Maninchedda. Il quale, peraltro, ha ricambiato confermando la volontà di escludere dal suo progetto para-indipendentista i partiti ‘italiani’.
Detto del perimetro, e considerata la scelta irreversibile dei grillini di correre da soli, in Sardegna si dovrebbe riproporre, come segnalano costantemente i sondaggi, un ‘nuovo bipolarismo’ composto da centrodestra e 5Stelle come forze trainanti in grado attrarre i maggiori consensi e tutti gli altri (dal Partito democratico in giù) a dividersi le briciole. Da questo punto di vista, la legge elettorale sarda favorisce una soluzione del genere perché contiene una sorta di doppio sbarramento: 5% per cento per le singole forze politiche, che a quel punto però appaiono agli elettori come non competitive per la conquista del governo, e del 10%, soglia oggettivamente altissima, per le coalizioni. Il meccanismo elettorale ed in parte anche i sondaggi, quindi, in qualche modo portano acqua al centrodestra il quale naturalmente deve fare il resto, che non è poco: deve diventare maggioranza nella Regione, convincere i sardi con il suo programma e trovare un leader capace di rappresentare il progetto.
Di possibili candidati-governatori, fino a questo momento, se ne sono ‘offerti’ un po’, ma giusto per non sottrarsi alla ‘routine’ del toto-nomi. Politicamente, tuttavia, il dato interessante è un altro. Il centrodestra che correrà alle regionali non sarà più quello di prima. La ‘trazione’ passerà da Forza Italia all’asse Psd’Az-Lega e proprio quest’area dovrebbe esprimere il candidato governatore, scelta peraltro inserita nel ‘pacchetto’ dei nuovi accordi fra Salvini e Berlusconi. Ma che candidato sarà? Questa potrebbe essere l’altra novità delle regionali sarde, nel senso che sul tavolo del centrodestra c’è anche uno schema molto simile a quello nazionale, con un governatore ‘primus inter pares’ di comune gradimento, sul modello di Conte, e due vice presidenti forti da assegnare (in base ai voti ottenuti) alle forze principali della coalizione. Presto ne sapremo di più…
SardoSono
(admaioramedia.it)