La mappa della travolgente vittoria del ‘no’ ne contiene un’altra riservata alle cinque Regioni autonome dove il ‘no’ ha prevalso in quattro casi su uno, fatta eccezione per il Trentino Alto Adige che aveva graziosamente ottenuto alla vigilia del voto un consistente “allargamento degli spazi finanziari”.
Scendendo ancora più nel dettaglio appaiono non meno interessanti altri dati: quello della nostra Sardegna, dove la vittoria del ‘no’ è quasi schiacciante, e quello della geografia ‘politica’ delle Regioni: Val d’Aosta e Trentino sono governate da coalizioni di impronta identitaria-autonomistica, mentre Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna sono a guida Pd ed in Friuli, in particolare, la governatrice Deborah Serracchiani è anche vice segretaria nazionale del Pd. Questo per dire che, nello specifico regionale della lettura del voto, c’è uno “specialNo” che dovrà essere oggetto di analisi più approfondite ed accurate, che toccano certamente la parte della riforma costituzionale dedicata alla modifica dei rapporti Stato-Regioni disciplinati dal Titolo V della Costituzione, ma non possono essere separate da una riflessione più generale e politica che ha riguardato il giudizio sul governo Renzi.
Venendo alle cose di casa nostra, la valanga di ‘no’ espressa dalla Sardegna è arrivata nel momento peggiore della giunta Pigliaru e non solo per le differenti posizioni espresse dalla sua più che ‘composita’ maggioranza sulla riforma costituzionale. Al voto referendario, che molti si aspettavano profondamente diverso, era stata affidata la missione salvifica di trovare la quadra di un puzzle a tre pezzi formato da rimpasto in Giunta, rinnovo delle Commissioni e dei vertici del Consiglio di metà legislatura e nuovi equilibri interni al Pd sardo. Beh, il voto del 4 dicembre ha incasinato e frammentato questo puzzle come peggio non si poteva. Teoricamente il casino va tutto a vantaggio del correntone Cabras-Fadda, che però non ha tutti i numeri che servono per fare ‘filotto’ sui vari tavoli e deve salvaguardare anche l’unità della coalizione, missione rivelatasi ai limiti delle possibilità umane fin dall’inizio della Legislatura.
Altro grande beneficiario del caos post referendario il mondo sovranista, che finora si è limitato ad una politica ‘fetale’: qualche calcetto da dentro il grembo della maggioranza per rassicurare sulla sua buona salute, ma subito dopo di nuovo al calduccio. Poi però arriva il momento di venire alla luce e con i parti troppo prematuri non si sa mai come va a finire. No, decisamente quello sardo non sarà un ‘caos calmo’.
SardoSono
(admaioramedia.it)